Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 134
Visioni apocalittiche sorgevano, s'incalzavano, si mescolavano, sparivano, come nuvole mostruose, intorno a lui. Fra le altre cose egli vedeva il nuraghe col gigante ed il San Giorgio del sogno febbrile di zia Varvara; ma la luna si staccava dalla figura del Santo e volava sul cielo; altre due lune, rosse e immense, la seguivano.
p. 136
Ah, nulla era mutato; eppure egli provava l'impressione di trovarsi per la prima volta in quell'ambiente, con quel contadinone dagli occhi ancora fosforescenti e i lunghi capelli oleosi, e con quella graziosa vecchia, grassa e bianca come una colomba.
p. 136
Un gattino rossastro andò tranquillamente a mettersi accanto al piccolo tavolo, e cominciò a sbadigliare, sollevando i grandi occhi gialli verso Anania.
p. 138
- Sì, io sono ignorante e mio figlio è istruito, va bene. Ma io sono più vecchio di lui. I miei capelli, ecco qui (se ne tirò un ciuffo sugli occhi, cercò e strappò un capello bianco), cominciano ad incanutire. L'esperienza della vita, moglie mia, rende l'uomo più istruito d'un dottore. Ebbene, figlio mio, io ti dico una sola cosa: interroga la tua coscienza e vedrai che essa ti risponderà che non si deve ingannare il proprio benefattore.
p. 139
Grandi nuvole nere passavano incessantemente sul cielo grigiastro; di tanto in tanto un lembo ovale di firmamento chiaro, circondato di cupe vaporosità, appariva come un viso misterioso, con due stelle rossastre per occhi, e pareva spiasse gl'innamorati.