Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 124
E come in quelle abitazioni, Maria Obinu aveva appeso lungo le pareti grigie della sua camera una fila di quadretti e di immagini sacre; tre ceri, poi, e tre crocefissi, un ramo d'olivo e un rosario che pareva di confetti, pendevano in capo al letto; in un angolo ardeva una lampadina davanti ad una immagine dove le Sante Anime del Purgatorio, tinte di livido da un lapis turchino, pregavano tra fiamme insanguinate da un lapis rosso.
Anania prese possesso della camera, e ben presto fu riassalito dai suoi dubbi.
p. 127
Povera vecchia zia Varvara! Essa è nera e piccina come una jana: conserva gelosamente nel baule il suo costume natìo, ma veste un ridicolo abito comprato a Campo dei Fiori.
p. 130
- Signora Maria, - disse Anania, aprendo l'uscio, - venga; devo dirle una cosa.
Ella entrò e si buttò a sedere accanto a lui: ansava per le scale salite di corsa, era insolitamente rossa, con la fronte lucente di sudore.
p. 133
Maria scuoteva la testa con indifferenza; zia Varvara, al contrario, sussultava tutta e sollevava gli occhi, quasi per cercare con lo sguardo la chiesetta campeggiata sull'azzurro tenero del cielo lunare, in alto, in alto, in alto!
p. 134
Le onde erano cavalli marini che lottavano contro spiriti invisibili. Ad un tratto un urlo salì dal mare, Anania sussultò d'orrore, aprì gli occhi e gli parve di averli azzurri.