Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 87
Avrebbe voluto gridare di gioia e di spasimo. Albeggiava; tenui veli azzurrognoli coprivano le grandi valli umide, le ultime stelle svanivano.
p. 87
I cespugli odoravano, il cielo dietro l'enorme scoglio cerulo di monte Albo diventava in color di ciclamino; Anania si fermò su una roccia, guardò l'immensa chiostra azzurra delle montagne lontane battute dal riflesso delicato dell'aurora, e ridiventò pensieroso.
p. 88
Entrò nella sua cameretta e cominciò a riporre in una piccola valigia i libri e gli oggetti più cari; e di tanto in tanto volgeva gli occhi alla finestra aperta, nel cui sfondo si scorgeva un lembo di cielo autunnale che pareva una tela graziosamente dipinta: una pianura bianchiccia con un laghetto azzurro.
p. 88
Il mare vero, le lontananze infinite dell'acqua azzurra sotto le infinite lontananze del cielo azzurro? Tutto quell'azzurro, veduto e desiderato, lo rasserenò: si pentì d'aver contristato zia Tatàna, ma che poteva farci?
p. 90
- Dove l'avete incontrato?
- Nel viottolo... laggiù, - indicò il pazzo; - aveva un cappotto lungo e le scarpe rotte. Ebbene, perché tu non mi dai un paio di scarpe vecchie, Anania Atonzu?
- Vi starebbero strette, - disse lo studente, guardandosi i piedi.
- E perché non vai scalzo, che una palla ti trapassi la milza? - chiese minaccioso il pazzo, corrugando le irte sopracciglia grigie.