Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 82
Un acuto odore di miele bollente profumava la cucina tranquilla: qua e là facevano capolino i piccoli cestini gialli colmi di provviste per lo studente.
p. 82
Uscendo incontrò sulla porta il giovinetto che la voce pubblica diceva figlio del Carboni; un ragazzo molto alto per la sua età, un po' curvo, pallido, con le mascelle sporgenti e gli occhi tristi e cerchiati, azzurri come quelli di Margherita.
p. 85
L'alba gli parve vicina; il cielo era limpido, sopra una guglia nera dell'Orthobene tremolava una stella rossastra, simile ad una fiammella su un candelabro di pietra; i galli cantavano, rispondendosi l'un l'altro con una gara di gridi rauchi, e parevano indispettiti reciprocamente di ciò che gridavano e tutti contro la luce che non arrivava.
p. 85
Allora egli sognava cose fantastiche, rapimenti, incontri, fughe in luoghi misteriosi, magari nelle bianche pianure della luna; ma se gli avessero dato la notizia delle nozze di lei non avrebbe sofferto.
p. 86
Il sonetto che egli voleva mandare a Margherita era già copiato a stampatello, su un foglio di carta rosea rigata traversalmente di viola [...] Rileggendo i versi il poeta provò una tristezza dispettosa; vedeva, al posto della simbolica fanciulla, un capitano dei carabinieri dai baffi provocanti; ripiegò il foglio, ma restò a lungo indeciso se doveva chiuderlo o no nella busta.