Lingua
Roma, Maglione e Strini, 1923
La razza. Frammento di recentissima storia
Romolo Riccardo Lecis
p. 194
Da questi accenti della più vibrante e irresistibile passione che si mostra intera attraverso parole che non conoscono fronzoli d’arte, ricche non pur di calore ma di fuoco, appare rivelata la natura affettivo-volitiva dell’anima sarda. Nei versi guizzano lampi vivi.
p. 207
S’udì distinta, ad un punto, la voce robusta ed alta del pastore: "Crabiòlu!... Crabiòlu!... Mascu ’e ghia, non tòrra’… noo!...".
p. 209
Si chiama Margiàni, quel bel cane da pastore. Margiàni vuol dire volpe, volpino, volpaccia – che è pur sempre la stessa cosa. Ma, ad essere esatti, per volpino il termine aggraziato al diminutivo cambia, e torna Margianèddu. Quello dunque era margiàni.
p. 211
E chiara e forte la voce del padrone: "Sss!... Sss!... Tòcca là… No accorras prus’ a coili, noo… Zò! Zò! Tòrra, Moredda. Tòrra! E tu’, ògu trulu, nèh…nèh…Accòsta, là! Zò! Zò!" E così via.
(Sss!... Sss!... Andiamo, elà… Non t’aduni ancora all’ovile, non ancora t’aduni!... Elà! Elà! Qua, Morettina, qua! E tu, occhio guercio, e tu! Accosta! Elà! Elà!).
pp. 279-280
Dal tenue tema sull’opportunità dello scioglimento della brigata "Sassari" ch’era ingrata e sudicia notizia ventilata fin dalla cessazione delle ostilità e dalla conclusione dell’armistizio, si trascorse all’accenno delle molte benemerenze non pure di quella brigata che il mondo sapeva stracarica di allori, ma di tale popolo d’artieri, combattenti, lavoratori che la storia e il buon uso latino ribattezzarono due volte nel nome di "Sardo" l’insipienza corrotta "Sardignolo". (279-280)