Lingua
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
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Partì a piedi con la sua munciglia dove c’era tutto ciò che possedeva, il suo bagaglio di emigrato: un buon rasoio da barba, un pennello di setole, e una scatola di sapone.
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ldquo;Poi videro il carro, tirato da due pariglie, e il grande carico di sughero bruno, oltre la siepe. […] «Ehi, compare Giuseppe!» gridò Felice «ce lo date un passaggio per Norbio?» e ad Antonietta, a bassa voce: «Sei fortunata, è Giuseppe Lisca, un amico mio»&rdquo
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laquo;Ehi, compare Giuseppe!» gridò Felice «ce lo date un passaggio per Norbio?» e ad Antonietta, a bassa voce: «Sei fortunata, è Giuseppe Lisca, un amico mio»
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laquo;Le leghe!» borbottò il turco lisciandosi i baffi, poi aggiunse «Je m’en fiche!»
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ldquo;Nella sala si sparse un sentore di bettola mentre il filuferru tropeano ridava ai volti colore e sicurezza"