Lingua
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 234
Donna Luisa, come tutti i nobili cagliaritani, parlava sardo, un particolare dialetto sardo, completamente diverso da quello della gente dei paesi e anche della città; un dialetto ch’era più intimo ed esclusivo degli altri, non soltanto per la cadenza, ma per i modi di dire, per il lessico pieno di allusioni e di nostalgia per i tempi in cui i nobilucci del Castello riscuotevano tributi dai lontani sudditi e portavano la spada al fianco.
p. 234
Donna Luisa, come tutti i nobili cagliaritani, parlava sardo, un particolare dialetto sardo, completamente diverso da quello della gente dei paesi e anche della città; un dialetto ch’era più intimo ed esclusivo degli altri, non soltanto per la cadenza, ma per i modi di dire, per il lessico pieno di allusioni e di nostalgia per i tempi in cui i nobilucci del Castello riscuotevano tributi dai lontani sudditi e portavano la spada al fianco.
p. 238
Lei diceva papà, non babbo come gli altri, parendole più moderno e sopratutto più «signorile»
p. 244
I medici non pronunciavano mai il nome della malattia, benché fin dai tempi più antichi le fosse stato dato un nome, che rimane immutato anche nei trattati: cancer.
p. 245
ldquo;Tuttavia si alzava presto al mattino, prendeva una tazza di migiurato, come sempre, e cominciava a sfaccendare"