Lingua
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Desś
p. 133
Le poche persone che incontrava la salutavano, gli uomini con un cenno e un brontolìo inintelligibile; le donne con il rituale saluto della sera: «Ave Maria». «Gratia plena» rispondeva Valentina senza rallentare il passo.
p. 133
Le poche persone che incontrava la salutavano, gli uomini con un cenno e un brontolìo inintelligibile; le donne con il rituale saluto della sera: «Ave Maria». «Gratia plena» rispondeva Valentina senza rallentare il passo. […] Si segnò, recitò un requiem, poi scese per il viottolo scosceso che portava alla strada campestre.
pp. 157-158
Alla fine l’arciprete cedette. «E va bene!» disse con l’abituale malagrazia. «Se non lo arrestano in chiesa ai piedi dell’altare, io vi sposo la notte di Natale; ma tu devi dire quaranta pater e trecento avemaria, inginocchiata davanti alla statua di Sant’Agnese vergine e martire»
p. 165
ldquo;Il mercante imprecava in bosano, mentre il landeau si allontanava. Imprecava anche per scaramanzia, perché la vecchia carrozza nera e sgangherata gli era sembrata di malaugurio come un carro funebre «A s’inferru, a s’inferru, bagassa ezza!» Urlò tagliando l’aria con la mano. «All’inferno, all’inferno, vecchia bagascia!» […] In cucina i frantoiani Gavino e Vissente stavano tagliando i capretti e il porchetto, appena cotti nel grande fornello nel frantoio&rdquo
p. 165
Il mercante imprecava in bosano, mentre il landeau si allontanava. Imprecava anche per scaramanzia, perché la vecchia carrozza nera e sgangherata gli era sembrata di malaugurio come un carro funebre «A s’inferru, a s’inferru, bagassa ezza!» Urlò tagliando l’aria con la mano. «All’inferno, all’inferno, vecchia bagascia!»