Lingua
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 19
Inoltre il suo linguaggio aveva acquistato qualche cosa di particolare, di esotico; egli parlava con una certa affettazione, metà italiano e metà dialetto, con imprecazioni affatto continentali.
p. 23
- Sì, sembra che stia bene, grazie al Signore: ha tanto sofferto, povero uccello!
p. 26
Eppure non sono mai stato ammalato; solo una volta ho avuto una colica tremenda, e mi pareva di morire, "Santu Franziscu mio", dissi allora, "fatemi uscire da quest'orrore, e la prima cosa che farò, tornando in libertà, sarà di venire alla vostra chiesa e portarvi un cero."
- Santu Franziscu bellu! -, esclamò zia Annedda, giungendo le mani. - Noi ci andremo, noi ci andremo, figlio mio! Che tu sii benedetto, tu ripiglierai le tue forze, non dubitarne. Noi andremo a far la novena a San Francesco: e Pietro verrà alla festa e porterà in groppa al suo cavallo la fidanzata.
p. 38
" Pane e formaggio a Jacu Maria Porcu? a prete Porcheddu? Tè, tè, ziriu, ziriu prendete"; e getta tutto ai cani, prete Porcheddu!
p. 39
- Non temer nessuno tu, figlia mia, colomba mia, non aver paura di nessuno: c'è zio Portolu qui, e se non basta zio Portolu, c'è anche la sua leppa.