Lingua
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 292
Dopo mezzogiorno, sebbene Pretu suonasse le sue leoneddas d'avena seduto all'ombra fuor della porta, e a quel ronzìo dolce monotono come il rumore di un piccolo zampillo anche le mosche s'addormentassero, egli non poté chiuder occhio.
p. 293
In quel momento s'udì un coro di ragazzetti che giravano per il paese con un fazzoletto legato ad una canna a guisa di stendardo e imploravano appunto la pioggia.
Dazenos abba, Sennore,
Pro custa necessidade;
Sos anzones pedin abba
E nois pedimus pane...
p. 324
- Nulla mi hanno raccontato. Volete sentirlo? Ho veduto io con questi occhi... sì, sì... fate quel che volete, non vi temo più, babbu Corbu!
p. 342
- Ziu Innassiu Arras, e che, ve le portate sempre appese alle spalle le vostre ricchezze?
p. 344
- Va bene, ti farò trovare il capretto arrostito... Adiosu, Columbé; buona fortuna e figli maschi. Non dimenticarti del paese natìo.