Lingua
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 232
Zia Martina depose la corbula sulla cassa e levò e scosse la salvietta che la copriva: apparve un mucchio di stoffe nere, verdi e gialle...
p. 234
Mentre ella preparava il caffè, la donna seduta per terra accanto alla sua corbula, con le gambe incrociate all'araba e le mani composte in grembo sotto la gonna nera che le serviva da mantello, riprese a chiacchierare.
p. 237
La donna si alzò, si mise la corbula vuota sulla testa e si riavvolse nella gonna.
p. 242
Ella tremava ancora; non cera altro rimedio che farle bere l'acqua, e zia Martina deposto il bicchiere per terra vi girò attorno sette volte mormorando le parole di scongiuro:
Unu - unu est Deus,
Duos - duos su chelu e sa terra,
Tres - sa Trinidade,
Battor - sos battor Vangelos&rdquo
p. 243
- E adesso ascoltami, - disse zia Martina riprendendo la sua corbula, - io ti ho fatto l'acqua e benefica ti sia; ma il tuo male non è questo, Margherita mia; il tuo male è qui, in testa; il tuo padrone ti ha attaccato un po' della sua follìa.