Lingua
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 212
- Perché ascolti volentieri Remundu Corbu, quando egli dice che io sono un poltrone. Ah, tu vuoi sposare la sua nipotina? Fai bene, molto bene, perché egli ha un malune pieno di monete, che il diavolo si porti via lui e il suo denaro.
pp. 213-214
Sentivo la voce di Gesù che diceva: Cuddu chi mi traichet est chin mecus (colui che mi tradisce trovasi con me) e la voce di Giuda che rispondeva: Cheries narrar pro me, amadu Deus? (volete dire per me, amato Dio?) Poi sentivo Gesù che diceva: «Dio mio, allontanate da me questo amaro calice, però sia fatta la vostra volontà» e stretto tra la folla sentivo anch'io un freddo sudore bagnarmi le spalle.
p. 220
- Che fai tu da queste parti?
- Ziu Innassiu! Ed io oggi v'ho cercato!
Egli sedette accanto a me: la sua gobba era la tasca, il corno il cappuccio e la scintilla il fucile.
p. 231
Una donna alta, pallida, dal profilo aquilino e i grandi occhi neri sormontati da due sopracciglia così folte e mobili che sembravano baffi, guardava in su reggendosi con le mani una corbula sul capo.
p. 231
Tutto il santo giorno Banna seduta al sole davanti alla sua porta mentre cuciva le brache di grossa tela per suo marito non parlava che del matrimonio di sua sorella, della casa, del bestiame, dei servi, delle tancas, dell'orto e del chiuso dello sposo: se qualche donnicciuola maligna accennava a Giorgio Nieddu, ella sospirava tirandosi il lembo del fazzoletto sul viso e non rispondeva.