Lingua
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 187
- Vedremo, - disse melanconicamente Anania, - vi scriverò...
- Per carità, non scrivermi, gioiello d'oro! Io non so leggere, lo sai, e non voglio far sapere a nessuno i fatti tuoi. Piuttosto mandami un segno. Senti, se ella non ti rifiuta mandami la rezetta avvolta in un fazzoletto bianco; se ti rifiuta, mandala avvolta in un fazzoletto di colore...
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 147
Da una delle tre case rossastre, il Municipio, la casa del parroco e quella di zia Giuseppa Fiore, le cui finestruole munite d'inferriata e i balconi di ferro al primo piano guardavano sulla piazza, uscì una vecchia di bassa statura, col viso pallido seminascosto da una gonna nera in cui ella avvolgeva la testa e metà della persona come in un mantello; prima di scendere gli scalini di granito che da una specie di patiu come quello dei nuraghes mettevano sulla piazza, volse in giro i grandi occhi cerchiati e un'espressione di sarcasmo le circondò d'un solco la bocca sdentata.
p. 148
Sembravano uomini di altri tempi, e il loro dialetto composto quasi tutto di latino accresceva quest'illusione.
p. 157
- Ah, anch'io ho sognato che avevo un sonette, e suonavo, qui sulla porta, ed era caldo... Ecco, se il prete viene vi porterà qualche cosa, perché lui fa regali a tutti, e voi ditegli: «no, regalatemi un piffero per il mio piccolo servo, così egli suonerà e staremo tutti e due allegri!...»
p. 161
Se viene il prete domandategli il sonette, vi prego! Adesso tornerà la primavera, verranno le giornate lunghe, e dopo mangiato fa piacere stare all'ombra e suonare. Io mi metterò accanto alla porticina e voi dormirete.