Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 457
Attraversando il grande cortile ove luccicavano alla luna larghi graticolati di canna su cui di giorno s'essiccavano i legumi adesso coperti da stuoie di giunco, Giacinto vide la grossa figura di suo zio e quella smilza del Milese immobili sullo sfondo dorato d'una porta preceduta da un portico.
p. 457
L'euforbia odorava intorno, la luna azzurrognola splendeva sul rudero della torre come una
fiamma su un candelabro nero, e pareva che in quell'angolo di mondo morto non dovesse più
spuntare il giorno.
p. 457
Ma subito dietro lo spiazzo biancheggiava fra i melograni e i palmizi, simile a un'abitazione moresca, con porte ad arco, logge in muratura, finestre a mezza luna, la casa di don Predu.
p. 457
- Andiamo a teatro, zio Pietro? A quest'ora nelle città del Continente comincia la vita e il divertimento. Davanti ai teatri passano tante carrozze, come un fiume nero. Si vedono persino delle signore in giro ancora coi cagnolini...
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La giornata era stata caldissima e il cielo d'un azzurro grigiastro pareva soffuso ancora della cenere d'un incendio di cui all'occidente si smorzavano le ultime fiamme; i fichi d'India già fioriti mettevano una nota d'oro sul grigio degli orti e laggiù dietro la torre della chiesa in rovina i melograni di don Predu parevano chiazzati di sangue.