Geografia
Sassari, Tipografia della Nuova Sardegna
Il tesoro degli angioni
Giacinto Satta
p. 19
Il giovane guardò, aguzzò gli occhi e finì per distinguere, sebbene a stento e confusamente, sotto il promontorio, un punto nero che a primo aspetto chiunque avrebbe scambiato per uno scoglio.
Ma, fissandolo con più attenzione, non tardò ad avvedersi che quel punto nero, quasi indistinto nella nebbia, si muoveva.
p. 126
Al di là degli alberi del giardino – che si levavano quasi a velare ogni urtante volgarità della eccessiva vicinanza - l’occhio non incontrava che una linea di boscaglia dal verde cupo e più oltre, molto lontano, come perdute nel ceruleo dell’orizzonte, alcune vette ineguali.
pp. 126-127
Fuori della porticina del giardino [...]: più oltre, dietro una ripa erbosa, coronata dagli avanzi d’un muro di cinta, costrutto rozzamente a secco ed in gran parte diroccato, si stendeva un breve tratto di pianura erbosa e poi subito la macchia: dapprima a cespugli radi e bassi, poi sempre più alta e più fitta: irta qua e là di povere piante scarmigliate di pero selvatico e di sughero dal verde come polveroso, una meschina vegetazione venuta su a stento in quelle altitudini continuamente battute dalla furia dei venti.
p. 127
Un viso giovanile, pallido, con due occhi nerissimi e brillanti, una barba nera nascente, e nell’insieme un’espressione seria, severa, dura anzi, l’espressione comune ai pastori della regione, e che, al suo primo giungere in Sardegna, l’aveva sgradevolmente colpita, sebbene avesse finito per abituarvisi.
p. 160
L’interpellato era un figuro d’aspetto meschino, fatto scarno e giallo dalle terribili febbri del Coghinas.