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Geografia

Roma, Tip. G. Ciotola

L'eremita di Ripaglia ossia l'antipapa Amedeo VIII di Savoia

Stefano Sampol Gandolfo

pp. 138-139
Il sole che nasce deve rendere vivide le gigantesche cime diramate dal monte Rosa pria di abbassare i suoi raggi sulle torri della città; e il monte Bianco e il piccolo S. Bernardo tolgono di quattr’ore la vista del sole che tramonta agli abitanti della sua valle.
Quanto elevati sono i vertici dei nominati monti, altrettanto si estendono in latitudine le loro immense basi; sicché il fondo della valle è talmente angusto, che lo stesso maggior ripiano, su cui si erge Aosta, non oltrepassa un miglio di larghezza.
Rapidissima quindi è la discesa dei tanti fiumi, che precipitano dalle dirupate inclinatissime pendici, ricevendo perenne alimento dalle soprastanti ghiacciaie. Essi mettono tutti foce nella Dora, la quale traversa la intiera valle nella sua maggiore lunghezza.
Questo fiume, il più grosso di quanti entrano nel Po, ricevuto il tributo di altri molti, fra i quali del Bocciat, prende il nome speciale di Dora Baltea, per distinguerla dall’altra Dora, che chiamasi Riparia.

geografia

p. 139
Il recinto delle ardue montagne, che corrono la valle, danno a questa un alpestre sì ma grandioso e bello aspetto. Tutto in essa è pittoresco e ammirevole: le nevi eterne e le ghiacciaie ricuoprono la nudità della gran giogaia; i larici, le quercie, i castagni, ombreggiando uniti i luoghi più bassi, acquistano una vigoria e una bellezza particolare; nei luoghi più aprichi, ove è molto forte il riverbero dei raggi solari, prospera mirabilmente la vigna, mercé la infaticabile industria dei buoni Valdostani; nella più bassa parte del territorio il fico, il mandorlo, il pero, il melo danno copiose frutta, molto ricercata al di fuori per la squisitezza del loro sapore.

flora e fauna, geografia

pp. 216-217
Avvi nel Piemonte antico una città. […] Ed è questa la città di Cuneo.
[…] Nello sbocco che fanno il Gesso e la Stura delle vallate alpine nella pianura adiacente, essi convergono talmente col loro alveo, che dopo aver lambito, il Gesso a levante e la Stura a ponente, una specie di promontorio, ultimo dei colli subalpini, confondono insieme le loro acque.
Questa pittoresca altura, circonvallata in tre lati dai fiumi e chiusa a ponente dalle montagne, veniva sagacemente additata nel 1120 da un accorto abitatore del Castello di Caraglio ai suoi compatriotti, come luogo di sicuro asilo contro i vilissimi oltraggi e contro la tirannide dei feudatari loro signori. Consiglio saggio, che come tale unanimemente riconosciuto, e unanimemente adottato, fu l’origine in breve della fondazione di Cuneo. Denominazione codesta anche felice, perché conveniente alla forma che presero i suoi fabbricati; conica essendo appunto la figura del colle, su cui sorgevano e che inespugnabile spesso la rese e per le sue inclinatissime pendici sopraposte ai due fiumi, e perché da un lato solo accessibile.
Primi infatti a sperimentare la resistenza delle sue fortezze furono nel 1374 i Brettoni. Pretesero nel 1484 di assediarla e di assaltarla i marchesi di Saluzzo, quindi per ben tre volte i francesi dal 1548 al 1691; e finalmente i galli ispani condotti dal celebre principe di Conti; ma inutilmente; ché furono vergognosamente e sempre respinti. Solo all’austriaco generale Melas riuscì d’impadronirsene nell’ultima guerra della rivoluzione francese colla sua potentissima artiglieria. Ma viva e lunghissima fu pure la reistenza, che ei dové soffrire non solo dagli assediati delle sue fortificazioni, ma anche da tutti gli abitanti, che si difesero con un coraggio piuttosto unico che raro. Divenuti i Francesi signori dell’Alta Italia per la famosa vittoria di Marengo, tutte le fortificazioni della valorosa città furono distrutte.

geografia, italia ed europa, storia

pp. 232-233
Il viaggiatore, che da Donnas, ultimo confine naturale della Valle d’Aosta, e quindi anche politico e amministrativo una volta di quel Ducato, recasi a Bard, incontra a sinistra la via tagliata a perpendicolo nei dirupi; sicché i precipizii, tra i quali la Doria, trascorre, presentano al suo sguardo una delle più spaventevoli profondità.
Il borgo di Bard comparisce allora nella più stretta gola di due scoscese montagne.
Una rupe d’immensa mole chiude da un lato la valle, e respingerebbe la impetuosa corrente dello stesso fiume, se questo non si aprisse un ampio varco dalla parte di mezzodì.
I fabbricati di Bard compongono una lunga borgata, che interseca la via provinciale. A Bard è contiguo un sobborgo, denominato Iaquemet, e alla distanza di un miglio trovasi il villaggio detto di Albard. Tutto il resto è un alternarsi di dirupi e di precipizi, e l’anima di chi si fa a contemplarli ne resterebbe lungamente atterrita, se non fosse una cappella rurale, che in mezzo ad essi sorge a conforto sempre di chi le si avvicina e in lei riposasi; per quindi proseguire animoso e rinfrancato la sua peregrinazione e giungere alla sua rinomatissima rocca, detta appunto il Forte di Bard.

geografia, italia ed europa

Sassari, Tipografia della Nuova Sardegna

Il tesoro degli angioni

Giacinto Satta

p. 15
Il vento di greco che non aveva cessato di soffiare in tutto il giorno e pareva raddoppiato di violenza verso il tramonto, aveva accumulato una fitta nuvolaglia nera su tutte le cime scaglionate nel lembo occidentale della Nurra, come baluardi a difenderla dall’assalto del mare.
E sulle onde, bianche di spuma, s’addensava sempre più opaca la nebbia che, a poca distanza dalla costa, si confondeva coll’acqua e col cielo fosco e basso, d’un grigio sporco uniforme, appena colorato in quel momento dalla luce sanguigna diffusa dal tramonto.

colori, flora e fauna, geografia

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