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Geografia

Roma, Maglione e Strini, 1923

La razza. Frammento di recentissima storia

Romolo Riccardo Lecis

pp. 147-148
Alato giorno sulle sarde piagge odorifere a cui aveva tante volte guardato col cuore proteso nei palpiti di un ardore che non trovava blandizie, per anni ed anni – interminabili anni – in una nostalgia che non dava mai tregua come l’ardore stesso!
"Sardegna!"
Erano le ore prime del mattino e il primo lembo della patria diletta veniva in vista… non ancora investito completamente dal sole, bagnato invece da una luce d’argento, coperto di frecce d’argento…
"Sardegna!"
Il saluto – quanto gioioso! – gli sollevò l’anima festosa con violenza d’amore; fu insieme una voce di giubilo, di preghiera, di offerta, e il grido nostalgico, e il fremito ansioso che si perde sulle labbra della madre adorata ribaciate dopo vent’anni d’esilio doloroso!
E al cospetto dei suoi monti e del suo mare (il lido di Terranova, or ecco, non distava più di mezzo miglio) mentre la nave rompeva veloce i flutti verde-chiari, gli tornarono alla mente parole belle che in anni lontani aveva scritte sul libro dei ricordi: "Superba, bella terra felice! Non forse i flutti oleosi del tuo mare d’opale cui abbandoni serena nel sole il tuo corpo di fata benigna, ti cantano, piano, il mio verso d’amore?".

emigrazione, geografia, religiosità

p. 171
Possiamo senz’altro dire ch’egli si proponeva di rivedere, ripreso che avesse vigore, tutti i punti strategici o non, pittoreschi e felici di Barbagia: sarebbe ripassato per le foreste e i boschi e is tancas dei cui mille diversi aspetti serbava un ricordo chiaro ad onta della lunga assenza.
Quella severa Barbagia superba di sue orride bellezze soggiogava il cuore dell’artista e il cuore del figlio: l’uno assetato di bellezza, di natura ed arte, l’altro assetato e traboccante d’amore.

flora e fauna, geografia, lingua

p. 172
I luoghi di Barbagia si prestano per le cavalcate classiche in modo meraviglioso. Si affrontano erte che sono per il cavallo una prova difficile; si sente con orgoglio giungendo su ripiani superbi l’ansito violento della bestia generosa che si scrolla, rode i freni, si ferma e studia attentamente le altre erte che si susseguono. Si superano anche quelle, a trotto, a galoppo, e si conquista un paradiso. Sono orizzonti sconfinati, a quando chiari, a quando pallidi, a quando civettanti tra mille tinte incerte disgregantisi e ricomponentisi di continuo; le catene lontane delle montagne appaiono in una sola linea fluttuante di cui non si scorge più la fine: e da quello sfondo e da quella visione lo spirito avvinto, sospeso, non si stacca se non estasiato.

colori, flora e fauna, geografia

pp. 173-176
Epperò, ecco Barbagia e Ogliastra, le regioni sorelle e finitime unite dagli stessi caratteri biologici di razza, attraverso la parola di un illustre prelato che le dilige e le soccorre d’amore, instancabilmente: "Ricca, varia. Bella tutta la plaga. In capo il Gennargentu; a destra, ai piedi, il Flumendosa; a manca, dal Monte Santo, sui confini di Dorgali, a porto Corallo, presso Muravera, il Mar Tirreno.
Ovunque l’orizzonte è come una festa di monti, di colli, di balze che si alternano di giogaia in giogaia come gigantesche onde incalzantesi al mare: quasi ciascuna catena sta a sè, ed ogni monte o colle sorge da sè, dai piedi nella pianura, e con le pendici, con le vette soleggiate ed ombreggiate dalla propria luce.
Appaiono le rocce brulle, sassose, capricciose, irte, facili, tagliate a picco; e colline incantevoli, verdeggianti, simmetriche, come innalzate a belvedere sulle cerulee onde del mare".
Ai piedi del Gennargentu, propriamente della montagna Perdaliana, che all’altezza di circa 1300 metri termina acuminata in forma precisa di gigantesco castello, con mura e torri e spalti e merli, figurano belli e caratteristici i così detti corongius i quali movendosi dal Nord al Sud Est, verso la stazione di Gairo prima, per Ulassai, Jerzu, poi; di qua fino a Monte Ferru. Di là sino a Taccu Mannu ed a Tacchixeddu di Tertenia, vanno come una sola catena compatta di ciclopiche muraglie dolomitiche – ove crollanti ed ove superbe nella loro interezza – coronate di roveri, di cespugli, dalle più fantastiche forme di stalattiti sotto la volta del cielo!
E la vegetazione è ricca. Varia, poderosa ovunque! […]
Quale incanto nell’altopiano di Sadali, profumato di timo, serpillo, ramerino, issopo, maggiorana!.... Come più aprico l’altro che dalle pendici di S. Vittoria va fino alla solitaria Escalaplano, ed indi – solcato dal Flumineddu, limitato al Sud dal Monte Cardiga, ad est dalla contrada di Quirra – volge più alto, più ricco verso Perdas de fogu e poi fino al Corongiu di Jerzu!

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p. 178
E intanto rivedeva sè stesso così destro, vigoroso e impaziente nell’aspro combattimento del 19 agosto a Raccogliano Biglia prima che il piombo nemico lo cogliesse. […] Come un quadro epico di colpo gli riappariva il combattimento: la lotta sanguinosa e irruenta al principio, irruenta vieppiù, e decisiva, alla fine, con lo schiacciamento totale di una compagnia austriaca di duecentosessanta uomini, abbrancata ai lati e di fronte dai Sardi di Cagliari e di Sassari con l’impeto dei mastini di Barbagia, senza pietà e senza allentare; e il grido forsennato e feroce dei gregari e degli ufficiali che si perdevano nella mischia e nel fumo "Sassari! Sassari!" gli feriva ancora le orecchie.

geografia, storia

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