Geografia
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 227
Il bersaglio poteva essere la banderuola di ferro di uno dei tanti comignoli del Palazzo arcivescovile che, colpita, girava all’impazzata emettendo un lamentoso cigolìo che si udiva anche da casa Fulgheri; oppure il galletto di lamiera infilzato nel parafulmine dell’agile campanile di Santa Barbara che svettava sopra i tetti contro lo sfondo di Monte Homo; o la grande campana che appariva come un triangolo nero nel vano della torre.
p. 277
Il bersaglio poteva essere la banderuola di ferro di uno dei tanti comignoli del Palazzo arcivescovile che, colpita, girava all’impazzata emettendo un lamentoso cigolìo che si udiva anche da casa Fulgheri; oppure il galletto di lamiera infilzato nel parafulmine dell’agile campanile di Santa Barbara che svettava sopra i tetti contro lo sfondo di Monte Homo; o la grande campana che appariva come un triangolo nero nel vano della torre.
p. 291
I minatori che erano più svegli, abituati alle lotte contro i padroni e ormai esperti nell’organizzazione che aveva fatto di loro una potenza nel bacino minerario del Sulcis, avevano dato l’allarme e, tutti insieme, minatori, contadini, donne e vecchi, avevano deciso che bisognava impedire che il progetto venisse intralciato.
p. 294
laquo;Pare che lo mandino a Massaua, sul Mar Rosso».
p. 302
Tornato a Norbio, andò a cercar lavoro nel bacino minerario dell’Iglesiente dove erano occupati circa quindicimila ex pastori e braccianti agricoli, attratti dal miraggio di un guadagno più facile.