Geografia
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
pp. 104-105
Di dietro la cima della Punta del Vischio che era la più alta di Monte Homo si levava ininterrottamente la densa colonna di fumo prodotta dalle carbonaie.
p. 105
La foresta di Escolca è stata rasa al suolo completamente, e la stessa sorte stanno subendo i boschi di Oridda e di Mazzanni.
p. 113
Antonio Ferraris aveva sempre amato i monti con i loro disagi, i loro ghiacciai, le baite, i sentieri impervi sui precipizi – i monti del suo paese, le Alpi, che tante volte aveva attraversato per andare in Savoia e in Francia.
p. 113
Quelli di Parte d’Ispi, che ora aveva davanti agli occhi quasi a portata di mano, con le loro curve molli, quasi umane, non avevano niente in comune con le Alpi, ma erano pur sempre monti, e in qualche modo condizionavano l’ambiente circostante, la vita degli abitanti, e più ancora l’avevano condizionata in passato quand’erano ricoperti di folte foreste. Gli abitanti di Norbio, per quanto nulla avessero a che fare con gli abitanti del Piemonte o della Savoia, erano pur sempre montanari, e dei monti si portavano addosso l’odore – quell’odore di fumo di legna, di erbe secche bagnate dalle piogge del lungo autunno; e lui li amava.
p. 123
Lo disse, e intanto pensava alla vallata del Leni e del Narti, ai boschi deserti com’erano sempre nelle giornate di festa, al silenzio vegetale rotto solo dallo sfrascare rapido delle ali dei colombi, dal trepestìo fugace del muflone o di qualche maiale staccato dal branco.