Lingua
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 145
In cui riggiri come verme sul fango l'essenza vitale che si chiama anima. - Il suo viso era grotesco, bitorzoluto, ove campeggiava il naso grossissimo a ballotta fatto fogna dalle iterate aspirazioni del tabacco – la bocca, larghissima, cavernosa, col labbro inferiore pendente come quello asino - gli occhi, sgranati di color fulvo, che schizzavano dalle orbite tinte pavonazzo - segno del vizio.
p. 146
Cenni di capo e inopportuni scrosci d'un riso insipido come le carotte d'Alghero!
pp. 147-148
Sta volta don Barrile comprese l'allusione poiché vidilo far cenno alla nipote, che fu propria levarsi, ricevere gli ordini, uscire, rientrando poco dopo con in mano un gabaret di bicchieri colmi d'un liquore dal color dell'ambra e dall'effluvio dell'ambrosia. Noi bevemmo alla salute del padrone – all'amicizia e l'amore!.... Indi facemmo i meritati elogi al nettare, che veramente era degno degli Dei, e ad ora convenevole uscimmo.
pp. 148-149
Quante diavolerie sballa a quei gonzi che bevono tutto e snocciolano soldi a bizzeffe! - Non v'è dubbio, interuppi – in Sardegna c'è tuttavia la superstizione in sommo grado nelle masse popolari; ciò fa rilevare anche la grande ignoranza che sgraziatamente regna in esse, e il poco zelo del sacerdozio a cui dovrebbe incombere il diradare le tenebre che annebbiano quelle menti, e staccare il plebeo dalle sue credenze! Ma il suo sacerdozio per comune sventura, ha creduto tener il popolo ignorante, superstizioso, e tanto per estendere il suo dominio e reggersi su un trono creato dal fanatismo e dalle riscaldate fantasie della gente che, non contenta d'arrogarsi poteri sul Cielo e sull'Inferno, voleva governare sulla Terra!
p. 150
I raggi della vaga Cinzia divenivano più languidi, il suo disco si fece cinereo, ferale, finchè spari affatto. Qual purezza d'aere! qual limpido orizzonte! - sembrava l'oceano nella sua calma e maestà. Ma quel lembo di cielo poco dopo s'ammantò a porpora, s'elevarono dal suo grembo nubi graziosissime, ch'erravano nell'ampia distesa variopinte, simili ad aiuolette di fiori, mentre appariva il sole, gaio e ridente.