Geografia
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 81
Risalirono tutta la valle del Leni; e più volte attraversarono le rotaie arrugginite della vecchia ferrovia - poco più di una decauville, con uno scartamento di ottantacinque centimetri – che un tempo serviva al trasporto del materiale fino alla fonderia all’imboccatura della valle. […] La ferrovia era il solo mezzo di trasporto idoneo a portar la legna della foresta di Escolca fino al deposito della fonderia di Leni.
p. 82
Ora, la foresta di Escolca era a monte, a circa seicento metri sul livello del mare, e la legna doveva essere portata a valle.
p. 83
Il flagello era venuto dal nord dell’isola, dov’era cominciato, ed era arrivato fino al Campidano.
pp. 92-93
Arrivarono all’altopiano dove un tempo era stata l’antica foresta di Escolca di cui non restavano che i ruderi: immensi tronchi abbattuti, enormi ceppaie, cataste di rami già segati e pronti per il carico. […] L’altopiano di Escolca, detto anche giara di Escolca a causa della sua forma, come tutte le giare, finisce con pareti a forte pendenza.
pp. 102-103
In un primo tempo, quando aveva accettato di diventare un funzionario della Società, si era illuso di poter impedire, con l’aiuto dell’ingegnere, la distruzione di quel che restava delle foreste di Escolca e di Mazzanni, circa ottocento ettari di bosco, sui quali gli abitanti di Norbio esercitavano i loro antichi diritti di pascolo e di legnatico.