Costumi
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 103
La miseria della gente non era grande e intollerabile come quella di quasi tutti gli altri paesi di Parte d’Ispi. A Norbio, anche i più poveri, allevavano almeno un maiale che nutrivano di fichidindia delle siepi o con ghiande; e chi riusciva a mettere assieme un branco, lo portava a pascolare nel bosco, dove chiunque poteva fare legna. I poveri raccoglievano rami secchi, si dividevano gli alberi morti. Così anche nella più misera casa di mattoni crudi non mancava il fuoco nelle rigide notti invernali, né un piatto di minestra condita con un pezzo di lardo.
p. 103
La miseria della gente non era grande e intollerabile come quella di quasi tutti gli altri paesi di Parte d’Ispi. A Norbio, anche i più poveri, allevavano almeno un maiale che nutrivano di fichidindia delle siepi o con ghiande; e chi riusciva a mettere assieme un branco, lo portava a pascolare nel bosco, dove chiunque poteva fare legna. I poveri raccoglievano rami secchi, si dividevano gli alberi morti. Così anche nella più misera casa di mattoni crudi non mancava il fuoco nelle rigide notti invernali, né un piatto di minestra condita con un pezzo di lardo.
p. 104
Gli uomini in cappotto di orbace appoggiati al muro accanto alla porta dell’osteria allungavano le labbra di sotto gli ispidi baffi e alzavano la mano in segno di saluto rispondendo al cenno di Angelo che si toccava con due dita l’orlo della berretta.
p. 108
Teneva le mani nelle tasche pettorali della giacca d’orbace e le sue dita giocherellavano con le ghiande che vi erano rimaste.
pp. 108-109
Le ghiande avevano ancora il loro ruvido cappuccio.