Costumi
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 55
La bisaccia del vecchio era appesa al piuolo piantato nel muro. Egli ne tolse una grossa pagnotta avvolta in un tovagliuolo di lino, ne tagliò tre larghe fette con il suo coltello a forma di foglia, ne infilò una in un rametto biforcuto che aveva preparato e la fece abbrustolire alla fiamma. Quando il pane ebbe acquistato un bel colore dorato, colse una manciata di olive nere dall’albero più vicino e intrise la fetta di pane dorato con il loro succo bruno e amaro.
p. 55
laquo;Perché quando uno sa delle cose, per non dimenticarsele bisogna che le insegni ai più giovani».
p. 55
Quando il pane ebbe acquistato un bel colore dorato, colse una manciata di olive nere dall’albero più vicino e intrise la fetta di pane dorato con il loro succo bruno e amaro.
pp. 59-60
Sofia mescolò lo zucchero nella tazzina di caffè che aveva preparato, zio Raimondo stese la mano e lei posò la tazzina nel palmo di quella mano larga come una paletta di legno di castagno, di quelle che le donne di Norbio adoperano per separare la crusca dalla farina.
p. 60
laquo;Ditemi, zio Raimondo,» fece poi versandogli un po’ d’acquavite «mi aiutereste a portare nella casa nuova la roba?».