Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 389
Una corda nerastra, annodata e fermata a dei piuoli piantati agli angoli degli scalini, sostituiva la ringhiera scomparsa. Le porte, i sostegni e la balaustrata del balcone erano in legno finemente scolpito: tutto però cadeva, e il legno corroso, diventato nero, pareva al minimo urto sciogliersi in polvere come sgretolato da un invisibile trivello.
p. 390
Una donna bassa e grossa, vestita di nero e con un fazzoletto bianco intorno al viso duro nerastro, apparve sul balcone; si curvò, vide il servo, e i suoi occhi scuri a mandorla scintillarono di gioia.
p. 391
Ma ella stendeva bene la coperta e pareva s'indugiasse a contemplare il panorama a destra, il panorama a sinistra, tutti e due d'una bellezza melanconica, con la pianura sabbiosa solcata dal fiume, da file di pioppi, di ontani bassi, da distese di giunchi e d'euforbie, con la Basilica nerastra di rovi, l'antico cimitero coperto d'erba in mezzo al cui verde biancheggiavano come margherite le ossa dei morti; e in fondo la collina con le rovine del Castello.
p. 391
Ma ella volse il gran viso nero incorniciato di bianco e ammiccò accennandogli di pazientare.
p. 391
Ma sollevando gli occhi Efix vide che non era Lia la donna alta che si affacciava agile al balcone agganciandosi i polsi della giacca nera a falde.
