Contatti con altri paesi
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 231
laquo;Ha di nuovo mandato Fideli per pregarti di andare subito; deve partire per Cagliari col senatore».
p. 273
Attraverso i vetri si vedeva il mare verde e il cielo grigio sui bruni bastioni michelangioleschi di Civitavecchia.
p. 273
Il governo regio e i fanatici dell’unificazione non avevano tenuto conto delle differenze geografiche e culturali, e avevano applicato sbrigativamente a tutta l’Italia un uniforme indirizzo politico e amministrativo.
p. 274
Dimenticava le cifre, ma non la sostanza, e riconosceva nel piccolo mondo di Norbio lo stesso malgoverno dell’Italia tutta.
p. 274
Dl resto tutta l’Italia appariva come un paese di poveri, destinati a far da comparsa in un grande dramma storico. Dopo la fiammata del Risorgimento, era cominciata l’Italia istituzionalizzata dei prefetti e dei generali, l’Italia della tassa sul macinato e di Dogali, che possedeva soltanto di nome indipendenza, unità e libertà, e nelle sterili polemiche tra Destra e Sinistra si delineava già l’inetta classe dirigente che doveva accompagnarla verso la Grande Guerra e il fascismo.