Lingua
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
pp. 24-25
Avvenne una volta di esserci entrambi invaghiti d'una certa testolina bionda del terzo piano, che era tutta grazie e beltà, e che però – com'è solito delle civette ammodo - sapea dar conto a tutt'e due, per poi farsene quel gioco che meglio credeva.
p. 26
Dietro Riccardo, mi salutò un altro giovine a me sconosciuto, vestito in preto costume logudorese.
p. 26
Ci fu mestieri separarci, ma non per questo la nostra amicizia degenerò punto della sua intrinsechezza; essa aveva messo profonde radici nei cuori e doveva durarla in sempiterno.
pp. 27-28
Ora a Sassari: l'è Sassari, come tu sai, quell'avenente donzella, che sempre più cresce e si sviluppa e sempre più divien bella. I suoi abitanti sono al solito spensierati, garruli, spiritosi; pagano come banchi le imposte, i balzelli, e s' infischiano di tutti i mali del mondo. Vero è non mancano fra loro – come avviene dei grandi centri – gli uomini politici – epperò i partiti, le gare. Vi sono i democratici, fra i quali i rossi fino alle midolla, che reputano i sovrani altrettanti Atrei d'umanità; i monarchici, che gridano la croce a quelli e reputano al contrario i principi altrettanti semidei. Né si stancano di venerarli, incensarli per diritto e per rovescio, tanto di procurarsi l'asterisco e possibilmente la pagnotta. In fine vengon quelli di genere neutro che la sanno lunga; costoro fingono il morto e attendono la bazza per spiegar bandiera.
p. 27
Solo il mio cane, il quale poi non ebbe la cortesia di rivolgermi verbo.