Lingua
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
pp. 13-14
Tempi gloriosi fortunati per la povera Sardegna, che non rivedrà mai più!... Eppure inallora questa terra romita era tenuta in conto di schiava dal suo superbo dominatore; e non aveva il diritto di propugnare presso cui la governava i suoi interessi.... Ed or che la novella Roma è surta a sua vita gloriosa, quasi venisse evocata dai cospicui monumenti dei suoi tempi eroici; or che si sperava spuntata quell'alba d'eguaglianza, in cui si sarebbero colti i frutti delle durate fatiche - sparse le gioie dei superati ostacoli - avuto il premio alla virtù; ora a questa nostra terra, che potentemente contribuì e contribuisce a sì gran meta, ora le vien contrastato, il mezzo d'incrementare i suoi commerci, epperò di progredire nella civiltà e nel ben'essere delle sue terre. O, non sia mai che si perduri in questa scandalosa ingiustizia, in un sì indecorosa procedere; e diciamolo pure, nell'ostracismo in cui, noi sardi, siamo imeritevolmente tenuti!
pp. 14-15
Inallora io ripresi lena. Osservai il cielo, la natura - niente di nuovo, nulla di bello, di filosofico. Guardai il carrozziere, un brutto coso, arrufato, aspro, bilioso.
p. 15
O, Francesco Hernandez, tu che fosti il primo a recare da Tobasco la deliziosa pianta io ti saluto, e meco ti salutiamo e venerino quanti mai di essa facciano consumo!
p. 15
Adunque per bugiare la mia noia, che incominciava ad assalirmi orribilmente, tolsi dal mio elegante portasigari un gustoso cavourrino - e inallora erano gustosi - gli diedi fuoco, e mi misi a fumare.
p. 15
Di pari tempo tolsi dal carniero l'immortale poema del Canton di Goffredo, la Gerusalemme liberata.