Religiosità
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Desś
p. 181
Oltre che vincitore permanente del tiro al gallo, era anche priore della confraternita delle Anime del Purgatorio, in contrasto di interessi con quella di Nostra Signora. […] I confratelli delle Anime indossavano, durante le cerimonie religiose, una cappa rossa, quelli di Nostra Signora una cappa bianca, con due buchi per gli occhi, ma tutti indistintamente portavano sotto la cappa la leppa, il coltello sardo lungo almeno un palmo e mezzo, simile al machete usato nei paesi dell’America latina dai tagliatori di canna da zucchero.
p. 187
Così passavano i giorni e i mesi; il tempo passava e Valentina lo sentiva fluire dentro di sé: sapeva che il bambino sarebbe nato, con l’aiuto di Dio, nel mese di settembre.
p. 189
Prima della gravidanza diceva alla svelta, mezzo addormentata, le preghiere della sera. Ora invece la paura era cresciuta senza alcuna ragione apparente, pregava a lungo: ripeteva un certo numero di requiem per ogni persona che aveva visto morta o della cui morte era venuta a conoscenza. I morti le facevano pena; le riusciva più facile immaginarsi il buio senza fine anziché la luce della misericordia divina. La luce e la misericordia erano per lei una cosa astratta; mentre il buio, il silenzio, l’ignoto erano una cosa sola, che si identificava con la morte”. p. 188
“«Con l’aiuto di Dio!» Con l’aiuto di Dio passò la primavera; poi, d’improvviso, arrivò l’estate.
p. 201
Leggeva anche la mano e vedeva nel futuro in concorrenza con le streghe professioniste di Norbio, le protette di san Sisinnio.
p. 207
Nel tratto di strada che dalla chiesa porta al cimitero si levarono, a cantare l’Avemaria, le voci bianche e velate delle donne. […] Valentina era stata messa dentro la terra color tabacco che aveva accolto pochi mesi prima zio Raimondo Collu.