Modi di dire
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 749
E quando tornavo a casa, mia madre mi guardava triste e mio padre mi predicava dalla stuoia con la voce che pareva venire di sotto terra. Io glielo dicevo: «padre, siete un morto vivo; siete così, seppellito senza terra perché non avete mai avuto forza e coraggio, perché siete vissuto come una lepre nel suo nido».
p. 763
Ebbene, sì, andati via quei tre io mi sono incamminato per conto mio, e sono andato fin lassù, negli stazzi, per avvertire il prete..., perché si può rubare a tutti ma a un prete no... Ebbene sì, - proseguì, a occhi chiusi, stanco ma finalmente tranquillo, - ho corso due giorni e due notti: nello stazzo c'era solo la vecchia, bianca come una colomba. «Datemi da bere», le dissi, «sono un viandante assetato». E quando essa mi ebbe dato da bere l'avvertii del pericolo che corre il suo stazzo, e me ne andai.
p. 766
Ma tosto anche lui mise il gomito sul ginocchio e il viso sulla mano; e stettero così lunga ora, entrambi, come sospesi ad ascoltare i lievi bisbigli della notte intorno al loro covo di roccia, grandi e feroci come belve in agguato, piccoli e trepidi come uccellini nel nido.
p. 776
Sebastiano si volse, accostò il suo sgabello a quello di lei: era in vena di scherzare, quella sera, ma diceva anche cose che pungevano. - Li fai, sì, i fatti tuoi; ma trascuri il migliore, Marià; lasci passare il tempo! Che cosa fai qui sola come una donnola nel suo buco?
p. 806
Eppoi è che sei troppo tranquilla. Bisogna essere poveri e costretti al lavoro per macinare bene i giorni della vita.
- E tu li hai macinati bene? In che modo? Come l'asino attorno alla mola; per conto altrui. Lascia che io invece li macini per conto mio.