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Storia

Roma, Maglione e Strini, 1923

La razza. Frammento di recentissima storia

Romolo Riccardo Lecis

p. 249
"La razza sarda, allora, rimane insignita di un difficile e raro onore".
"La Provvidenza Divina l’ha permesso".
"E ditemi, è ben la Brigata Sassari che raccoglie dell’elemento Sardo il fior fiore, la parte migliore, no?..."
"È la Sassari ch’io sappia".
"Non sapete però che nel continente di dove io sono venuto essa è stata salutata la brigata di ferro e che questo nome vuol esser mantenuto?..."
"Non me ne meraviglio, signore, se i soldati che la compongono sono di ferro. Comprende?".

italia ed europa, religiosità, storia

p. 270
Egli è attualmente decorato anche di una medaglia d’argento al valor militare; ha due distintivi per ferite e quello di mutilato per la gravissima ferita riportata nel combattimento del 19 agosto 1917 a Raccogliano Biglia, la quale lo rese permanentemente invalido.

italia ed europa, storia

p. 271
Per costoro, d’altro canto, il nome d’Italia, come anche il nome dei più vigorosi geniali e intrepidi artefici di sua presente grandezza – e questi artefici si chiamano per esempio Armando Diaz, Gabriele d’Annunzio, Enrico Caviglia, Benito Mussolini, insonne combattente con fervore che fu febbre spasimo e riscossa, Salandra tribuno capitolino, Emanuele Filiberto di Savoia, Thaon de Revel l’irrudicibile – per i trafficanti e i barattieri, dunque, questi nomi debbono essere condannati, odiati, oscurati.

italia ed europa, storia

pp. 279-280
Dal tenue tema sull’opportunità dello scioglimento della brigata "Sassari" ch’era ingrata e sudicia notizia ventilata fin dalla cessazione delle ostilità e dalla conclusione dell’armistizio, si trascorse all’accenno delle molte benemerenze non pure di quella brigata che il mondo sapeva stracarica di allori, ma di tale popolo d’artieri, combattenti, lavoratori che la storia e il buon uso latino ribattezzarono due volte nel nome di "Sardo" l’insipienza corrotta "Sardignolo". (279-280)

gente, lingua, storia

pp. 323-324
A dì 11 di marzo Marco Ersini, posto a capo del vasto movimento di rinnovamento Sardo per il divenire sociale, morale, economico dell’isola, indirizzava ai più forti e degni rappresentanti politici delle diverse regioni d’Italia una lettera aperta che nel suo tratto saliente diceva:
"La gioventù Sarda – quella che di sé stessa ha dato alla Patria la parte migliore – chiede con franca fierezza ai più possenti uomini d’azione da cui trae auspicio la grandezza d’Italia, di essere conosciuta ed apprezzata.
La loro stima sarà un aiuto. Questa giovine gente di Sardegna, dalla guerra uscita risoluta come non mai, si solleva oggi contro le iniquità di un passato che l’ha tradita, e prepara l’avvenire".
Per una falange di ex combattenti
Marco Ersini.        
E ricevevano questo messaggio uomini come Antonio Salandra, Vittorio Emanuele Orlando, Orazio Raimondo, Ferdinando Martini, Benito Mussolini, Eugenio Chiesa, Luigi Federzoni, Filippo Meda, Vincenzo Camerini, Michelangelo Buonvino, Ettore Ciccotti, Innocenzo Cappa, Enrico Ferri, Napoleone Colaianni, Edoardo Pantano, Giovanni di Cesarò, ed altri animatori, costruttori magnanimi, capi di popolo silenziosi, severi, modesti nell’opera difficile e in loro nobile grandigia.
Con quel messaggio fu aperto un ciclo di battaglie civili tendenti a sollevare, da un lato, l’intrepido cuore della Sardegna magnificata, mercanteggiata e predata, dall’altro l’attenzione, la benevolenza e l’ausilio di quanti a difesa di una causa di onore e di giustizia potevano allora, e possono oggi, spendere, bensì, più che parole.
L’esito? Le speranze? La fortuna?
Parlerà il tempo.
L’oscura sentenza di Sibilla non si conosce tuttavia.
Auguriamoci che la si apprenda felice.
A noi piace dire e, a compimento della storia, concludere che la Sardegna ha fede. E se è vero che la costanza doma la sorte avversa, l’isola dimenticata rifiorirà dalla radice. Allora eromperà più forte e fatidico dal cuore di tale razza latina il grido latino che non le è nuovo: Te deam victoriam!

gente, italia ed europa, storia

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