Religiosità
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Desś
p. 63
Ogni tanto passava qualcuno sullo stradone e si fermava un attimo a dare un’occhiata, salutando al modo paesano, con una domanda inutile: «State arando, zio Raimondo? Arate, arate, e che Dio vi accompagni!».
p. 71
Anche quell’anno la gente di Norbio aveva aspettato inutilmente la pioggia per mesi e mesi, aveva portato in processione la statua di San Rocco, e alla fine, come spesso accade dopo una lunga siccità, le cateratte del cielo si erano aperte.
p. 100
Ma di sera, quando i passeri si riunivano sui grandi cipressi che fiancheggiavano l’Oratorio delle Anime, allo stridìo assordante, come un misterioso segnale, da tutte le direzioni i ragazzi riaffluivano nella piazza. Quelle grida acute di ragazzi e quelle strida di passeri erano il primo segno della notte, a cui seguivano dal campanile della chiesa di Santa Barbara i rintocchi dell’Ave Maria.
p. 100
Ma di sera, quando i passeri si riunivano sui grandi cipressi che fiancheggiavano l’Oratorio delle Anime, allo stridìo assordante, come un misterioso segnale, da tutte le direzioni i ragazzi riaffluivano nella piazza. Quelle grida acute di ragazzi e quelle strida di passeri erano il primo segno della notte, a cui seguivano dal campanile della chiesa di Santa Barbara i rintocchi dell’Ave Maria.
p. 133
Le poche persone che incontrava la salutavano, gli uomini con un cenno e un brontolìo inintelligibile; le donne con il rituale saluto della sera: «Ave Maria». «Gratia plena» rispondeva Valentina senza rallentare il passo.