Costumi
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 232
- Nessuno, colomba mia bianca, nessuno avrebbe potuto farteli così. Guardali; non pare che sian cuciti dalle fate? Guarda queste camicie! Non sembran nuvole? Vedi i punti del giubbone? E i soprapunti? Ne hai visti mai uguali! Se tu mi assicuri che ne hai veduto degli eguali io mi chiudo la bocca con la stoppa e non la riapro più. Ma che hai, colomba mia? Sei pallida e bianca: non ti senti bene? O sei scontenta della roba?
p. 236
Banna era vestita a festa perché tornava da fare una visita e teneva le mani entro le spaccature orlate di velluto della gonna, il cui telo di davanti formava come un piccolo grembiale.
p. 237
Al nome di Giuseppa Fiore Banna fremette come una puledra frustata: i bottoni d'argento con catenelle che pendevano dal suo corsetto tintinnavano come una sonagliera.
p. 242
Ella tremava ancora; non cera altro rimedio che farle bere l'acqua, e zia Martina deposto il bicchiere per terra vi girò attorno sette volte mormorando le parole di scongiuro:
Unu - unu est Deus,
Duos - duos su chelu e sa terra,
Tres - sa Trinidade,
Battor - sos battor Vangelos&rdquo
p. 261
Non essendo riuscito ad avere il sonette Pretu si contentava di certi minuscoli pifferi fatti da lui con grossi steli d'avena. Seduto sul ciglione sopra il quale s'apriva la porticina di Jorgj, egli suonava il motivo del ballo sardo o dei Gosos di San Francesco e il ronzìo della sua leoneadda si confondeva con quello dei mosconi.