Contatti con altri paesi
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 60
Mattia trottava verso Nuoro sulla cavalla seguita dal puledrino, colla bisaccia colma di cacio fresco e ricotta; zio Portolu, seduto sul limitare della capanna, intagliava e incideva pazientemente una zucca, disegnandovi appunto un episodio del Guerino, borbottando, parlando alla zucca, al temperino, alle dita, all'inchiostro che adoperava; e le greggie meriggiavano all'ombra delle macchie, e il porchetto, il capretto, il gatto e i cani dormivano.
p. 64
- Buon giorno, - disse zia Arrita, rivolgendosi con curiosità al vecchio. - Voi siete d'Orune, non è vero? State nella tanca del tale?
- Sono d'Orune, sto nella tanca del tale.
p. 75
laquo;Io vado, io mi muovo. Non voglio morire: io l'amo, ed essa mi ama, me lo disse laggiù, in riva all'Isalle... no, mentre tornavamo... infine me lo disse, ed io l'ho baciata, ed essa è mia, è mia, è mia...Io vado... Ah, fratello mio, ammazzami se tu vuoi, ma essa è mia. Ora scendo, corro, vado a Nuoro, accomodo le cose. Si può tutto accomodare: zio Martinu ha ragione; ma bisogna che faccia presto»
p. 94
Uscirono, un momento che la straducola era deserta, e scesero nelle vie dove Nuoro assume aspetto di piccola città: le donne procedevano un po' timidamente, tentando di cambiar passo, paurose d'esser riconosciute, soffocando sotto la maschera di cera le loro risate di gioia puerili.
p. 103
Al cader della sera fu vinto da una tristezza, da un languore invincibile. Cominciò a guardare l'orizzonte, verso Nuoro, col desiderio di tornare, di veder Maddalena; vederla almeno da lontano, e stringerle almeno la mano, o chinare almeno la testa sul suo grembo e piangere come un bambino.