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Lingua

Lanusei, Tipografia Sociale, 1885

Ritedda di Baricau

Marcello Cossu

pp. 79-80
Appena Vissenteddu usci dall'infanzia, Bernardo curò che il suo figliuolo frequentasse la scuola del paese. Egli voleva fare di suo figlio un uomo da studi – disposizione rara e insieme lodevole nei genitori di quel tempo – e per cui non avrebbe risparmiato molestie né danaro. Ma sventuratamente, Vissenteddu non rispondeva alle brame del padre, il quale avrebbe desiderato che suo figlio fin da bambino andasse sollecito alla scuola, v'imparasse le lezioni del maestro e divenisse lo specchio dei suoi piccoli compagni. Visseanteddu, al contrario, marinava spesso la scuola.

istruzione, lingua

p. 80
Vissenteddu, vedo bene, con mio sommo dolore, che con te è un prender rannò e sapone, proprio come se si volesse lavar la testa all'asino.

flora e fauna, lingua, modi di dire

pp. 81-84
A proposito della voragine di Arquerì, il volgo crede che in fondo di essa abiti un demonio per nome Olla, il quale sia depositario, anzi padrone di favolosi tesori in moneta battuta. Or sono molti anni ( mi racconta un mio stimato amico ) si organizzò in Lanusei una società di sognatori di tesori, allo scopo di conseguire il possesso del tesoro di Arquerì. Si era trovato il prete, che per mezzo di certi suoi esorcisti, facesse evocare il maligno spirito... ma il forte stava di avere un individuo disposto a far con lui patto esplicito, mediante una scrittura di sangae; condizione senza la quale, il diavolo sig. Olla, non avrebbe reso il becco di un quattrino. Dopo molte ricerche, si offrì ai soci un Toscano, vero tipo da Ercole, con certe spallacce quadre, che avrebbero atterrato un muro, provvisto d'un pugno capace di stordire un bue e piantato su due salde gambe. Era l'uomo che si domandava, Però sulle prime, anche costui era peritoso per la famosa scrittura... Se noo che, lusingato dalle larghe promesse dei soci che egli diverebbe ricco per la miseria di poche goccie di sangue, fini per accettare la partita, dìsposto di lasciarsi cavare anche un litro di sangue, purchè venissegli mantenuta la promessa. Pertanto, trasferitisi i soci in Arqueri, discesi nella voragine, ivi giunti, il prete diede principio agli esorcismi, mentre gli altri gridavano a riprese: Olla! Olla! Ma il signor Olla non se la dava per intesa, e faceva orecchi da mercante... Nullameno il prete continuava ad esorcizzare e coloro a gridar sempre più forte. Solo il Toscano impazientivasi... Alla fine, non vedendo questi comparire il diavolo, anzi riputandosi preso per finocchio, dato di piglio ad un nodoso randello, inconminciò a menare sui compagni, non escluso il prete, una tempesta di botte di sauta ragione! Tutti allora malinconici, iuggirono a gambe levate, e così terminò quella malagurata impresa. Di loro avvenne come si suol dire dei pifferi di campagna, i quali erano andati a suonare e rimasero suonati!

flora e fauna, gente, geografia, italia ed europa, leggende, lingua, modi di dire, religiosità

p. 83
Non si voltò neppure una volta indietro per dare un addio a quei cari colli, palestra dei suoi trastulli.

lingua

pp. 86-87
Arrivarono a Taccu-Isara che era già notte. Questo era uno dei punti pittoreschi dell'Isola per la grandiosa foresta delle elci e per l'abbondanza eccessiva dei ruscelli, che scaturivano dai fianchi della roccia, nella quale questa gola è aperta naturalmente. La scure inesorabile dello speculatore ha distrutto questa vergine foresta, che poteva aver riscontro con quelle del Canadà, e ormai, la gola di Taccu-Isara non è che una landa abbandonata, che ispira tristezza.

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