Geografia
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
pp. 222-223
La sera l'eletta gioventù si raccolse sul piazzale per ballarvi il ballo tondo, suonato dal tamburello e dal piffero; io intanto mi faceva ad ammirare il simpatico e ricco costume di quella incontrada. Hanno, le donne un ampio giuppone a larghe pieghe di vivacissimo scarlato, con un farsetto trapunto a fiordalisi, aperto di davanti e di dietro e strettamente allacciato – e un giustacuore dalle maniche fesse da cui riboccano gli sgonfi della camicia, di bianchissima mussola; usano costantemente un drappo candido, che circonda la testa e una parte del viso a foggia di monachelle, e il gonnellino di panno bleu a ricci longitudinali, orlato da gallone azzurro, con un fiocco di dietro che scende a svolazzo. Il giustacuore poi, oltrecchè è ricco di ricamo, viene assicurato nel polso con bottonatura d'argento o d'oro a filigrana. Il costume degli uomini è press'a poco quello dei paesi del Logudoro, variando solamente nelle attillature, e manifesta una razza indipendente e fiera.
Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi / Cuec, 2007
La bella di Cabras
Enrico Costa
p. 5
A sei chilometri da Oristano, sulla riva orientale dello stagno di Mare-Pontis, giace Cabras – il villaggio più popoloso del Circondario, dopo Santu Lussurgiu, Cuglieri e Terralba. Nell’anno 1834 contava 3556 abitanti; oggi ne conta 4200.
p. 5
Le case di Cabras – come quelle della maggior parte dei paesi del Campidano – sono costruite di làdiri; così sono denominati certi mattoni indigeni composti di argilla e paglia, dissecati al sole.
p. 12
Al fonte battesimale aveva ricevuto il nome di Maria Rosa, poiché in Sardegna i doppi nomi sono quasi una necessità.
pp. 25-26
Era il 23 maggio del 1860 – la vigilia di Santa Maria – titolare della parrocchia del villaggio, la festa principale di Cabras; la quale chiama dai dintorni un numero infinito di devoti, di curiosi, di buontemponi. Le belle forosette del paese avevano da più giorni lasciato inoperoso il telaio e le altre faccende domestiche, per pulire e apparecchiare le lunghe canne, alle quali, con cura, andavano assicurando i loro più cari fazzoletti, i più eleganti sciallini, le pezzuole, i broccati, che dovevano servire per addobbare e decorare la chiesa nel giorno della festa. E' questa un'occupazione curiosa che dà alla festa una certa originalità. In ogni casa tu vedi due, tre, quattro donne mondare le canne dalle foglie secche, per renderle lisce; altre sono intente a cucirvi su, a foggia di bandiera, drappi d'ogni sorta. Oltre al merito che ogni famiglia vuol farsi, concorrendo alla decorazione degli altari; oltre all'orgoglio di poter mettere in mostra quanto di meglio si ha in casa, perché venga ammirato dai visitatori, in quell'usanza originale c'entra un pochino la questione religiosa. Que' fazzoletti, quegli sciallini, quei broccati, dopo aver assistito alle sacre funzioni, rientrano in casa benedetti e possono apportare buona fortuna.