Geografia
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
pp. 157-158
Dopo le manovre io fui destinato alle Calabrie per cacciarvi il brigantaggio. In uno scontro ch'ebbe la mia squadra rimasi ferito; ma io aveva steso sul terreno uno dei Capi-banda; mi fu perciò conferito il grado di sotto-ufficiale e fui fregiato dalla medaglia al valore. Poco tempo appresso fui mandato a Milano ove trovai il mio amico cui bramava tanto vedere. Fu una gioia da parte d'entrambi, ci abbracciammo fraternevolmente e di lì si rannodò la nostra amicizia, che avea stentato in un carteggio vago, di niuna importanza. Giuliano era uscito pochi mesi prima dal Collegio ove avea conseguito il grado di sotto-tenente.
pp. 161-162
Siamo sotto Custoza, in quella funesta giornata perduta dagli italiani, la quale formerà nella storia una pagina lugubre e vergognosa! Custoza è un'altra poco discosta da Verona; ivi il valore italiano, per nessuna cautela dei capitani dell'esercito, fu sopraffatto dal nemico; migliaia di uomini furono lanciati là nelle regioni dello sconosciuto – Austriaci e Italiani si batterono con sovrumano valore, formando di sé monti di cadaveri; ma i primi ebbero la vittoria – una sanguinosa vittoria! Quei caduti, amici e nemici dormono là insieme e sia lieve anche agli stranieri, la terra straniera!... Io vi riporterò qui un brano della Relazione fatta dallo Stato Maggiore sul conto della perduta battaglia:[...] Comunque sia, fatto è che al mattino del 24 al comando generale dell'esercito italiano nulla si sapeva della marcia avanti degli austriaci. Pur troppo non lo si sapeva perchè non lo si volle sapere!
pp. 179-180
Aveva racchiuso una serie di monticelli e poggetti coltivati a vite e disposti in modo da formare nn cupo valloncello, rivestito da frutteti e ulivi dal pacifero verde, e irrigato da un tortuoso ruscello spesso scorrente, spesso rompentesi fra scogli e sassi destando un dolce mormorio. In luogo cospicuo era costrutta la casetta, con attorno giovani alberi di cipresso, e prospettava in un vaghissimo giardino con delle aiuolette, rosai e cespi, bella cosa a vedere.
p. 180
Il nostro arrivo fu salutato con gioia dai vignaiuoli grazoncelli e villanenne che si trovavano nel perdio intenti alla vendemia. O, come si notavano lieti nella bisogna! quanta giocondità trapelava da loro! com'erano felici! - E chi più di essi! - Forse gli Epuloni con i loro incalcolabili tesori che si tengono chiusi nelle splendide sale d'un castello? - Niente affatto... E' il caso di ripetere quello che disse un giorno Solone a Creso re di Lidia, il quale nel fargli mostra delle sue immense ricchezze, lo domandava se egli veramente lo reputava l'uomo più felice della terra. No, gli avea replicato Solone, io conosco un uomo più felice di voi; questi è un contadino della Grecia, che non essendo né povero, né ricco, non ha che pochi bisogni ai quali provvede colla fatica delle sue mani.
pp. 180-181
Io, Paolo e Riccardo scorremmo tra le amenità del villino, cogliendo i raspolli e pelando qualche bel pero e pometto. Venuti al ruscello, saltò il ticchio al mio amico d'inventarvi una pesca; perocchè là, vi guizzavano anguille in abbondanza. Corse subito ad avvertirne i domestici che vennero con certi arnesi di pesca e si misero al lavoro. Ma io come che godessi nell'assistervi, avevo ben altro desiderio in mente; avrei bramato che lontano di là solo a solo con Paolo, udir lui raccontarmi la storia del suo amore, e Paolo mi comprese, e fattomi accomiatare dall'amico, mì menò in luogo alpestre, ove sedutici al caro razzo d'un faggio, riprese il suo racconto.