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Lingua

Lanusei, Tipografia Sociale, 1885

Ritedda di Baricau

Marcello Cossu

p. 54
Il fatto era che Baldirio, sin da quando era nelle fasce, lo avevano promesso ad una cugina, anch'essa in fasce; e ormai le parti contraenti reclamavano l'adempimento della reciproca promessa, anche a pregiudizio dei due giovani, avessero cioè, si o no, inclinazione di sorta. Baldirio specialmente, non voleva per verun costo condiscendere alla esosa unione, e malediva l'insensato, anzi il barbaro costume risoluto per la vita a non cedere. Le cose dovevano essere spinte a termini molto stringenti, allorchè certa sera venne da mio padre un pronubo inviato da Baldirio, che gli chiedeva la mia mano.

costumi, lingua

p. 57
Sappi che Baldirio, malgrado le sue ripugnanze per l'unione con la cugina, vi fu costretto con le terzette alla mano.

lingua

p. 59
In quell'ora splendeva il melanconico raggio della luna dietro un sottil velo di nubi, da cui non era tolto che la stella sacra a Citerea si coronasse anch'essa della propizia sua luce. Ardevano le Pleiadi di tutte le loro faville, e sopra le ruote di fuoco, inoltravasi il carro di Boote per le silenziose vie della notte.

leggende, lingua

pp. 61-62
Erano le canicole. Il sollione co' suoi raggi infuocati le irte rupi di granito, da cui proveniva un intollerabile riverbero. Si stava a disagio da per tutto, e si aspettava con ansietà il refrigerio della notte. Allora ognuno sbuccava di casa a far la siesta sul vestibolo; oppure usciva fuori paese a godere il frescolino.

costumi, geografia, lingua

pp. 62-63
Era precisamente la notte del primo Agosto. In quella notte, accade a Lanusei una scena originale, che io non riscontrai in nessun altra regione dell'isola. E' per vero dire, una scena che fomenta lo scandalo e l'attrito fra le famiglie; una usanza barbara, che io, quanto so e posso, raccomando a' miei buoni amici di Lanusei, mettano da una buona volta in disuso.  Trattasi che una baraonda di giovinastri, menati naturalmente dal fiore della gioventù cittadina, nella notte di Ferragosto, arrampicatasi pei dossi delle adiacenti colline, o sugli alberi, o per le rupi, annunzia con quanto ne ha in gola, urbis et orbis, e in modo da udirsi per ogni angolo della città, i prossimi maritaggi, gli amori clandestini, le tresche amorose, i passi falsi.... e tutto quanto possa tornar pregiudicevole in così delicata materia; con quanta turbamento delle povere vergini, ognun sè lo pensi; che si vedono fatti segno ai più plateali discorsi della plebe, spesso esagerata ed ingiusta nelle sue argomentazioni.

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