Contatti con altri paesi
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 264
Il malato taceva guardando l'uomo e la cassetta con occhi quasi selvaggi; solo il ricordo che ogni anno per Pasqua la moglie di zio Conzu gli mandava da Nuoro certe focacce di pasta e cacio fresco lo tratteneva dal respingere il pacco.
p. 267
Ricordi vaporosi come le nuvolette che continuavano a correre sullo sfondo della porta gli passarono in mente; gli pareva di trovarsi ancora a Nuoro, in una sera fantastica, fra le luci colorate e i rumori della festa.
p. 268
No, chi gli aveva mandato il dono non poteva essere uno dei soliti volgari benefattori. Di fantasia in fantasia egli rievocava tutte le persone che aveva conosciuto a Nuoro e ricordava i piccoli orti chiusi da muricce a secco, coperti dai grandi fiori duri e pallidi dei cavoli e dalle capigliature verdi dello zafferano.
p. 273
Mentre la bestia si abbeverava al fiumicello, egli si guardò attorno pensando che là forse avrebbe fatto tappa con la sposa e col corteggio dei parenti quando, dopo le nozze, avrebbe condotto Columba a Tibi.
p. 277
In quei tempi, quando avevo le ginocchia svelte e giravo, incontrai un pastore di Dorgali che mi raccontava i fatti suoi.