Colori
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
pp. 118-119
Questo Castello, scrive egli, inaccessibile dalla parte di ponente e di tramontana, conserva tuttora le tracccie di tre cinte. I suoi muri sono formati di solida costruzione con pezzi di granito e di mattoni disposti qualche volta orizzontalmente come nelle costruzioni romane; essi poi sono rivestiti, d'un intonaco che forma un cemento molto solido. Verso il sud la muraglia ha due ranghi di finestre tre per piano; qualcheduna di queste aperture sembra di esser stata adottata, dopo la primiera costruzione, per uso di cannoniera. Le muraglie verso levante, che sono d'un sol piano, hanno similmente tre finestre. In mezzo del gran cortile si eleva una gran torre quadrata intieramente con mattoni e cemento tenacissimo, rivestita esteriormente di pietre, cantone rosso, che consiste in un argilofiro trachitico tirato dai dintorni. Sopra questa torre si vede uno stemma, che io non ho potuto distinguere, ma dev'essere quel del Giudice del Logudoro che lo fece costrurre. Avvi pure nel castello un cisternone, che dagli abitanti dicesi d'essere un carcere.
p. 122
Fu scelto un verde praticello accanto a uno scoglio ricoperto di musco, e d'onde zampillava una vena d'acqua freschissima. Noi intanto, vinti dalla stanchezza, ci eravamo lasciati cadere sotto una frondosa quercia, che protendeva i rami a larghe distese.
p. 126
Era uno stupendo mattino di maggio; il sole poco levato dall'orizzonte frangeva i suoi raggi benefici sulla natura, ridente pel gaio verde e sfolgorante per la fresca rugiada simile a infinite scintille.
p. 132
Era un bellissimo fanciullo, dai capelli biondi, dalla pupilla celeste, dolce, espressiva.
p. 133
Ora a lui sorride tutto color zaffiro... egli può fissare il sole!