Contatti con altri paesi
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 219
Erano due studenti di Nuoro miei antichi compagni; andavano a fare una scampagnata in un ovile lì vicino e m'invitarono. Li seguii e passammo anche la notte lassù, cantando e ridendo. Quello che imitava la voce degli animali e il canto degli uccelli aveva un flauto e cominciò a suonare: a un tratto nel silenzio della sera tranquilla s'udì un lamento d'assiuolo, melanconico e cadenzato, or vicino or lontano come il grido di uno spirito errante nella notte. Lo studente suonava il flauto, l'assiuolo rispondeva col suo lamento; e il paesaggio notturno parve animarsi di folletti e di fate, di ninfe e di fauni, di cervi che si rincorrevano nel bosco e di lepri che danzavano alla luna.
p. 221
Appena mi sentii meglio me ne andai a Nuoro. C'erano le feste, ed io volevo rivivere almeno col ricordo nei giorni sereni della mia adolescenza.
p. 255
Ebbene, e non riconosco in lui un mio amico di fanciullezza, il figlio di Sadurru Chessa di Tibi?
p. 264
Una corrente d'aria fresca attraversò la stamberga, e il postino, o meglio uno dei vetturali che facevano il servizio della diligenza fra Nuoro e Oronou, entrò con un pacco e uno scartafaccio in mano.
p. 264
- Pacco! Da Nuoro! Firma! - gridò con la sua voce rauca. - E come andiamo, Jorgj? - Lasciò cadere il pacco, una cassetta con la cordicella e i sigilli rossi già staccati dalle assicelle, e il tavolinetto di Jorgj traballò sotto il peso insolito.