Colori
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 112
Il tuo lembo pria cinereo e annebbiato, s'è di repente tinto di fuoco, l'ampia tua distesa s'è cosparsa dei gigli e delle rose di Titone, ed io t'ho assomigliato ai cinquanta talami del dio Ercole.
pp. 112-113
T'ho contemplato sull'alta notte, quando il tuo azzurro s'è fatto cupo e ti sei vagamente adorno di stelle scintillanti, che paiono occhi dilatati per la curiosità, e mi sentì librato attraverso le tue sfere; e vidi spettacoli inanerrabili, e udì musiche celesti incomprensibili!
p. 113
Così fatti pensieri rivolgeva nella mia mente estasiato dall'incantevole azzurrino del cielo, che io contemplavo dall'alto poggio di Burgos, ove giacciono i ruderi del Castello.
p. 113
Ove l'azzurro splende limpidissimo abbarbagliante?
p. 117
Ammiravo colli e colline, e monti dalle forme fantastiche e gigantesche con le lor vette simili a obelischi, che si predevano fra le nubi: erano rivestiti da secolari querce a da elci, che formavano cupe foreste piene di mistero allo interno e di grazia bizzarra allo esteriore, ammiravo profonde valli, vaste pianure spesso irrigate da torrentelli dalle onde d'argento; e campi erbosi ove pascolavano armenti di pecore e di vacche, accanto alle torreggianti capanelle, e fra il belare degli agnellini e il ruzzare dei torelli.