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Costumi

Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi / Cuec, 2007

La bella di Cabras

Enrico Costa

p. 237
Nei matrimoni del campidano, l'uomo è d'ordinario obbligato a fornire la nuda casa, il cui acquisto è frutto di lunghi risparmi: fino a formare la somma necessaria, che varia in media dalle duemila alle cinquecento lire. La sposa, dal suo canto (quando ne ha!) è tenuta a fornire tutto quanto nella casa abbisogna, cominciando dalle più costose masserizie, e terminando nei chiodi per appendere i quadri, i canestri, gli spiedi ecc. Dalla casa della famiglia della sposa partono tre, cinque, dieci carri a buoi – adorni di frasche, di fiori, di banderuole – destinati al trasporto delle diverse masserizie. Questa processione dei carri, eseguita con una certa pompa solenne, forma la parte più caratteristica del corteggio nuziale. Quando non sia una povera (come nel caso di Filomena) all'acquisto ed al trasporto del corredo devono pensare i parenti della sposa, e nel linguaggio del campidano suol dirsi: portai s'azzivimentu. E' d'ordinario uno o due giorni prima degli sponsali che i carri devono sfilare in bell'ordine e ciò per dare tempo a collocare i mobili e tutto il necessario nella casa dello sposo. Nel primo carro, per esempio, viene collocato il telaio, la conocchia, il fuso e simili. Nel secondo il letto, i materassi e le lenzuola. In altro la macina, a cui tien dietro l'asinello, carico di fiocchi e di fiori, come fosse anch'esso uno sposo; in altro il tavolo da fare il pane; e poi la biancheria, le vesti della sposa, le piramidi delle sedie; e poi la biancheria di cucina; insomma, chi più ne ha più ne mette! Per ricevere e mettere a posto i diversi oggetti, non appena i carri arrivano alla casa, vengono incaricati i parenti dello sposo. Alla sposa non è permesso di oltrepassare la soglia della casa maritale, se non nel giorno in cui ve la condurrà lo sposo, dopo la benedizione. E' facile comprendere quanto i parenti della sposa tengano ad esporre al pubblico tutto quel ben di Dio, disposto su d'una dozzina di carri, adorni di frasche, fiori, bandiere e non so che altro. Nei tempi andati queste cerimonie erano più accurate e sontuose che non lo siano al presente; e non di rado i carri erano preceduti da una schiera di fanciulle e giovanotti, incaricati di recare a mano gli oggetti più fragili e preziosi.

costumi, geografia, lingua

p. 241
Per gli sponsali – come per gli altri costumi della Sardegna – il Bresciani ha voluto dimostrare che ci vengono direttamente dall'Oriente.

costumi, geografia

p. 242
Certo è, che fra gli sponsali d'oggidì e quelli descritti dal Bresciani havvi qualche variazione dovuta in parte alla miseria delle popolazioni sarde, e in parte a quel po' di soggezione che la nuova civiltà cittadina impone alle antiche costumanze del contado. Nel tempi descritti dal Bresciani i generosi baroni prestavano arazzi, cavalli, gualdrappe e non so che altro agli sposi; oggi invece i matrimoni si effettuano più alla liscia, perché i baroni non ci sono più.

costumi

p. 243
I quali (sposi), in quell'occasione, sogliono dar prova della futura armonia, mangiando la minestra nello stesso piatto e collo stesso cucchiaio, bevendo nello stesso bicchiere, e spartendo da buoni amici quanto si porta a tavola.

costumi

p. 244
Dagli usci delle case e dalle basse finestre, in cui stavano aggruppate le forosette, si gettavano sugli sposi manate di grano, in segno di abbondanza; né mancarono color che buttavano i piatti in terra, per romperli, in segno di allegria: manifestazioni tuttora in vigore in diverse regioni della Sardegna.

costumi, geografia

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