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Storia

Milano, Mondadori, 1972

Paese d'ombre

Giuseppe Dessì

p. 231
Margherita poteva chiedergli ed ottenere qualsiasi cosa; da lei si era persino preso qualche sberla, di tanto in tanto, come quando un anno prima aveva espresso il proposito di partire volontario per la guerra d’Africa.

storia

p. 234
Donna Luisa, come tutti i nobili cagliaritani, parlava sardo, un particolare dialetto sardo, completamente diverso da quello della gente dei paesi e anche della città; un dialetto ch’era più intimo ed esclusivo degli altri, non soltanto per la cadenza, ma per i modi di dire, per il lessico pieno di allusioni e di nostalgia per i tempi in cui i nobilucci del Castello riscuotevano tributi dai lontani sudditi e portavano la spada al fianco.

lingua, storia

p. 234
Donna Luisa, come tutti i nobili cagliaritani, parlava sardo, un particolare dialetto sardo, completamente diverso da quello della gente dei paesi e anche della città; un dialetto ch’era più intimo ed esclusivo degli altri, non soltanto per la cadenza, ma per i modi di dire, per il lessico pieno di allusioni e di nostalgia per i tempi in cui i nobilucci del Castello riscuotevano tributi dai lontani sudditi e portavano la spada al fianco.

lingua, storia

p. 235
Francesco non aveva mai pensato di darsi alla carriera militare, e non aveva mai vagheggiato le divise, anche perché non aveva avuto occasione di vederne, né a Norbio né a Cagliari, dove, specie dopo il ritorno della famiglia reale a Torino, le parate militari erano divenute sempre più rare.

storia

p. 240
laquo;Fu al tempo della legge delle chiudende. Loru il vecchio, approfittando della confusione, andò lì con una decina d’uomini e in una giornata “chiuse” la terra con un muretto di sassi.» «E voi lo lasciaste fare?» chiesero in coro i ragazzi. «Ci avvertirono in ritardo. Tirato su il muro, non c’era più niente da fare. Quei muretti erano sacri, difesi dalla legge.»

storia

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