Geografia
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 106
Il sole non tardò a levarsi, e diffondendo una luce lietissima e un tepore assai piacevole – gli uccelli lo salutavano con una salve d'ilarità. A questi giocondi accordi s'univano quelli dei vignaiuoli, villanelli e villanelle che si facevano ogn'intorno nella campagna, con animosità e gaiezza singolare. Noi percorrevamo un sentieruzzo poco discosto dagli argini d'un fiume; di fronte avevamo il Castello che spiccava a cavalieri d'un erto colle su una roccia di granito – sembrava un gigante atterrato, che vibri un ultimo sguardo terribile sul suo inesorabile distruttore, il tempo. A destra e a mancina avevamo colline e convalli, coltivate a vite e a fruttaglie, da cui partivano i canti festevoli della vendemia.
p. 109
Eravamo arrivati alle falde del poggio sul culmine del quale s'ergeva il romantico Castello. Il colle era ertissimo, scosceso, ingombro di macchioni di rovo e di virgulti; il salirvi a cavallo era cosa difficile fino alla sua meta e poi affatto impossibile di lì in sù.
p. 113
Così fatti pensieri rivolgeva nella mia mente estasiato dall'incantevole azzurrino del cielo, che io contemplavo dall'alto poggio di Burgos, ove giacciono i ruderi del Castello.
pp. 114-115
E primo mi colpì agli occhi l'immenso vallone del Goceano, solcato dal sardo amazzone, il Tirso che scende gorgogliando, impinguendo le vicine campagne e porgendo abbondante pesca di trote d'anguille e finchè metta nel mare – e frastagliato dai suoi villaggetti, più o meno discosti l'uno dall'altro.
p. 114
Il sole coi suoi languidi raggi illuminava la natura d'una fievole luce, che gratamente si sposava al colore dei pampini e alle foglie cadenti degli alberi. La campagna sorrideva d'un tal melanconico sorriso; e mentre porgeva all'uomo gli ultimi suoi doni, si disponeva con serena mestizia ricevere dal crudo inverno i ferali suoi lenzuoli di neve.