Gente
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 323
Montarono sul tram a cavalli stracarico di gente sudata e impaziente, fiaccata dallo scirocco che portava, attraverso il mare, il fiato ardente del deserto africano. […] La via Roma era stipata di gente che non si capiva bene dove andasse, cosa facesse in quel’ora afosa, mentre il sole, nascosto dietro cumuli di nuvole, le accendeva di giallo, rosso, arancione, verde, turchino.
p. 324
Cagliari era diversa dal resto dell’isola. Fin dai tempi antichi, era stata la roccaforte dei dominatori e la sua popolazione eterogenea, fatta di un miscuglio di razze, teneva in dispregio chiunque venisse dal contado. Anche Angelo, quando arrivava a Cagliari, si sentiva paesano e, come tutti i paesani, provava un senso di inferiorità.
p. 324
La gente andava e veniva chiacchierando di chi sa che, con quella cadenza cantilenante così diversa e in contrasto con la dura, asciutta parlata isolana. Cagliari era diversa dal resto dell’isola. Fin dai tempi antichi, era stata la roccaforte dei dominatori e la sua popolazione eterogenea, fatta di un miscuglio di razze, teneva in dispregio chiunque venisse dal contado.
p. 324
La gente andava e veniva chiacchierando di chi sa che, con quella cadenza cantilenante così diversa e in contrasto con la dura, asciutta parlata isolana. Cagliari era diversa dal resto dell’isola. Fin dai tempi antichi, era stata la roccaforte dei dominatori e la sua popolazione eterogenea, fatta di un miscuglio di razze, teneva in dispregio chiunque venisse dal contado. Anche Angelo, quando arrivava a Cagliari, si sentiva paesano e, come tutti i paesani, provava un senso di inferiorità.
p. 328
Lui li capiva, e pensava a quel tempo come all’età dell’oro, un tempo ormai mitico ma non lontano, che poteva rivivere per la gente di Norbio.