Italia ed Europa
Roma, Tip. G. Ciotola
L'eremita di Ripaglia ossia l'antipapa Amedeo VIII di Savoia
Stefano Sampol Gandolfo
pp. 25-26
Sino dal principio del secolo decimoquarto, avea il Duca Amedeo VIII di Savoia acquistato per compera in danaro la città e la contea di Ginevra con diverse altre provincie di là delle Alpi; e per la parte d'Italia tutta la fertile Valle dell'Ossola vendutagli dai Grigioni.
Domandò egli in seguito la consueta prestazione e l'omaggio ai potenti Marchesi di Ceva e di Saluzzo; ma perché trovò opposizione alle sue pretese, ve li costrinse colle armi. Né valse al Duca di Borbone l'essere pronipote di Luigi IX; dovette pur egli, costrettovi dalla forza, giurar vassallaggio all'ambizioso savoiardo per certe terre che teneva in feudo.
E poiché per gli accresciuti suoi dominii erasi accordato dall'imperatore Vincislao il titolo di Duca al Visconti di Milano, vollesi dall'imperatore Sigismondo concedere lo stesso titolo all'ambizioso ed irrequeto Conte Amedeo di Savoia. Che ne ricevette solennemente le insegne nella città di Chambery, capitale dei suoi dominii, il 15 di luglio dell'anno 1416.
pp. 27-28
Egrave; desso il nostro Amedeo VIII, che alla morte del principe Ludovico, avvenuta senza eredi a Torino nel 1418, riunì la Signoria del Piemonte agli stati suoi savoiardi, non per disposizione testamentaria del defunto principe, ma per diritto di successione, come agnato unico della famiglia.
È desso che diventato il più potente di tutti i suoi predecessori, incominciò a comparire e a sedere tra i più rispettati sovrani d'Europa. Desso quell'Amedeo, la cui mediazione e i cui consigli erano spesso richiesti dall'imperatore Sigismondo, da Emanuele Paleologo, dal re di Francia e dallo stesso grande pontefice Eugenio IV. Desso quell'Amedeo, alle cui armi si videro obbligate di collegarsi nel 1426 le due potenti repubbliche di Venezia e di Firenze per tener fronte al poderoso Duca di Milano, Filippo Maria Visconti.
È desso infine l'autore di quell'ammirabile Codice di leggi, che col titolo di Statuti di Savoia servì il primo di fondamento alla legislazione non solo del Piemonte, ma di molti altri stati d'Europa.
p. 36
Il Duca Ludovico avea preso i titoli di Duca di Savoia e del Chiablese, di principe di Piemonte e d’Asti, di Marchese d’Italia, di vicario del Romano Impero, di conte del Genevese e di Bogié, di barone di Vaud e del Fossigny, di Friburgo, di Nizza e di Vercelli.
p. 37
Avrebbe potuto il Duca trovare un compenso alle penose mortificazioni inflittegli dal re di Francia; raddoppiando in quel tempo il suo territorio coll’acquisto della Lombardia, se allo spegnersi della linea dei Visconti avesse saputo secondare le brame dei cittadini di Milano, e gli sforzi della sua sorella Maria, vedova dell’ultimo dei Visconti.
Ma Ludovico erasi limitato a spedire in aiuto dei Milanesi un piccolo e mal formato esercito.
p. 45
La Casa di Savoia ha di molte peccata sulla coscienza, e quella del tradimento del suo vescovo Giovanni non è delle più lievi certamente, delle quali le chiederà rigoroso conto il Signore. Perché se oggi la già cattolica e devotissima città di Ginevra è denominata la Roma del Protestantesimo, ad un iniquo vescovo, a un membro di quella Reale Prosapia si deve. Si deve alla guerra civile, che vi accese ed al sangue cittadino, che vi fece spargere l'eccellentissimo e reverendissimo suo Monsignor Vescovo D. Giovanni dei Conti di Savoia!