Lingua
Lanusei, Tipografia Sociale, 1885
Ritedda di Baricau
Marcello Cossu
pp. 26-27
Per tornare a Daniele, o meglio al costume che vestiva, egli aveva in capo il frigo berretto; sulla candida camicia, il giubboncino di velluto azzurro, coi petti accavalciati, le maniche strette, aperte e abbottonate con campanelle d'argento a scudetto;i braconcelli increspati sottilmente attorno alla vita, scendenti pei fianchi, allargandosi a ventaglio, e sotto di essi i calzoni di tela larghissimi, candidi e senza ripieghe. Aveva alla vita una bella cintura di cuoio color giallo, bigherata a varie tinte, e sul dorso, la tradizionale mastruca di pelle daino, c'era una grazia a vedere: con quelle due nere liste lungo la schiena e tutt'intorno cosparsa di chiazze, digradanti dal color fulvo acceso, al biondo pallido al bianco immacolato.
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Addio, Ritedda,! Arrivederci a Marcusei.
p. 27
Aveva alla vita una bella cintura di cuoio color giallo, bigherata a varie tinte, e sul dorso, la tradizionale mastruca di pelle daino, c'era una grazia a vedere: con quelle due nere liste lungo la schiena e tutt'intorno cosparsa di chiazze, digradanti dal color fulvo acceso, al biondo pallido al bianco immacolato.
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Ritedda rimase confusa alla mordace allusione lanciatale da Peppa, e tostamente svincolatasi da Maso, tornò a casa.
p. 30
Lanusei spiccava in nero dalle roscide tinte del tramonto. Era l'ora in cui le forosette sogliono recarsi alla fontana, per fare la provvista dell'acqua. Ed era un lieto spettacolo, vedere quelle vispe fanciulla ire e redire per la via mena a Marcusei, quali con le anfore ricolme, ritte sul capo, quali sotto l'ascella, andar rapide, come voli di passerine, cinguettando del più o del meno e dando di frequente in scrosci di gioconde risa.