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Storia

Milano, Mondadori, 1972

Paese d'ombre

Giuseppe Dessì

p. 213
Clamoroso fu il fallimento del Credito Agricolo Industriale Sardo e della Cassa di Risparmio di Cagliari. Le prime voci sfavorevoli si diffusero nel febbraio del 1887, e per quanto l’«Avvenire di Sardegna» cercasse di rassicurare l’opinione pubblica, ogni tentativo in questo senso si rivelò inutile: le agenzie periferiche e la sede cagliaritana vennero prese d’assalto, e dopo pochi giorni le operazioni furono sospese.

giornalismo, storia

p. 214
Una sera venne fuori la storia della miniera di Gebel Ressas, in Tunisia. Questa miniera, trascurata per secoli, era stata concessa nel 1828 a un ingegnere francese che non l’aveva sfruttata, e nel 1868 al barone Giacomo Castelnuovo, già medico del Bey e poi di Vittorio Emanuele II, come compenso delle sue prestazioni. Il barone Castelnuovo aveva, per qualche tempo, sfruttato i grossi depositi di scorie ancora ricche di metallo che giacevano nei pressi della miniera, ma poi, essendosi indebitato con alcune banche sarde, era stato costretto a cedere la miniera ai creditori, che avevano costituito la Società Mineraria Metallurgica Italiana, di cui l’ingegnere Antonio Ferraris era diventato autorevole consulente.

storia

p. 225
Il dottor Tommaso Fulgheri, conte di Nepomuceno, non aveva mai usato il suo titolo nobiliare, come non lo aveva usato suo fratello, non per modestia, ma per quello spirito polemico e battagliero che aveva fatto di Don Francesco un «grande peccatore», secondo il canonico Masala, un rivoluzionario, secondo le autorità governative piemontesi, le quali, pur ospitando per calcolo politico i fuoriusciti degli altri stati italiani, non erano meno severi degli austriaci con i liberali di casa propria.

storia

p. 227
A nessuno sarebbe passato per la testa di chiamarlo signor Conte; eppure questo era il titolo che gli competeva di diritto, anche se suo padre Don Tommaso e, prima di lui, l’avvocato Fulgheri, lo avevano lasciato cadere in disuso per spregio verso la monarchia e il malgoverno.

storia

p. 230
Don Faustino, il capostipite, dovette costruire un paese nella disabitata regione di Oridda di sua proprietà, per esercitarvi il diritto di alta e bassa giustizia, versando al Re la congrua parte dei tributi che fosse riuscito a spremere ai suoi sudditi.

storia

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