Religiosità
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 289
- La Pasqua dunque è passata, sia lodato Dio. A mia madre han regalato una coscia di capra; voleva darmene da portar qui, ma io le dissi: «noi non vogliamo nulla da nessuno!»
p. 293
- Ecco, - disse Jorgj accennando col dito alle voci lontane. - Sì, il Signore ci castiga perché i nostri peccati son grandi. Come l'altro non rispondeva né si moveva gli accennò di accostarsi al letto e ripeté a voce alta:
- Il Signore ci castiga perché i nostri peccati son grandi! Sei stato a confessarti? Dionì, l'hai fatto davvero il precetto pasquale?.
- L'ho fatto sì! Ogni cristiano lo fa.
p. 303
- Oh, non si fidi! Se sapesse come è finta! È tutto un mistero: tace e abbassa le palpebre, tace e tesse con la mente le sue trame malefiche. Anch'io la vedevo in una bella cornice, lassù, in una specie di veranda; mi sembrava una piccola regina di Saba, con l'agnello ai piedi e la testa avvolta in un velo di sogni... E invece mi ha fatto tanto male! È il fiore amaro dell'oleandro!
p. 324
Nulla mi hanno raccontato. Volete sentirlo? Ho veduto io con questi occhi... sì, sì... fate quel che volete, non vi temo più, babbu Corbu! L'ho veduto io quel disgraziato; è piccolo piccolo, come un bambino paralitico; è dentro la sua tomba come un agnellino ferito...E voi gridate? Oh, gridate pure, come l'avvoltoio dopo che ha ferito l'agnello, ma Dio non paga giorno per giorno; e la punizione verrà!
p. 349
Egli legò il cavallo a un piuolo, nel cortile interno, ed entrato nella chiesa s'inginocchiò sul pavimento fissando il severo Santo barbuto che dall'alto della sua nicchia pareva lo guardasse diffidente e curioso.