Contatti con altri paesi
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 147
Ai suoi piedi i torrenti precipitavano rumoreggiando nella vallata, e in lontananza, nelle pianure e nell'agro di Siniscola, le paludi e i fiumicelli straripati scintillavano ai raggi del sole che sorgeva dal mare.
p. 150
Egrave; stato all'ospedale di Cagliari fino a pochi giorni fa, ma adesso si è fatto trasportar qui perché, dicono, vuol morire nel suo paese natìo...
p. 155
Io farò per te quello che una madre potrebbe fare per il suo figlio: io cercherò l'avvocato, andrò a Nuoro io stessa in persona... Ma tu non stare così, come la lucertola sotto la pietra. Un uomo deve sempre difendere il suo onore...»
p. 158
Lui è un proprietario di Tibi, e dicono che ci ha la barba lunga, ed è vedovo, ma è un riccone, che una palla gli trapassi il cappuccio, ha tre tancas in fila, col fiume in mezzo, e duecento pecore e cinquanta vacche e un cane che costa quaranta scudi. Quello deve mordere, sì! Dicono che quando Columba si sposerà, lo sposo verrà con tutti i parenti, tutti a cavallo, e che zio Remundu, il nonno di Columba, sapete, che una palla gli sfiori i baffi (anche quello ne ha soldi!), farà ammazzare tre vacche e venti capre, per il pranzo...
p. 177
- Hai fatto bene ad aprire quella lì! Senti, hai fatto benone! Ti permetto di bere una bottiglia di vino di Oliena: anzi te la manderò io!